La fatica di Sisifo

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Come sempre è accaduto in occasione di eventi planetari sconvolgenti, basti pensare all’Olocausto o al Covid, c’è sempre qualcuno che rifiuta la realtà.
Il cambiamento climatico non fa eccezione ma il problema non è l’infantilismo di chi chiude gli occhi davanti a una minaccia o la presunzione di chi dalla propria ordinaria botteguccia contraddice la scienza, la storia e ogni dato di cui disponiamo.
Il problema è che solo una piccola parte dell’umanità è nelle condizioni di poter fare qualcosa. Per dare un’idea delle proporzioni è come se in un campo di calcio venisse irrigata e tosata soltanto la circonferenza di centrocampo mentre tutto intorno il terreno di gioco si secca o viene invaso dalle erbacce.
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Ovviamente su quel campo di calcio non potrà mai essere giocata nessuna partita e per questo è lecito domandarsi se i solerti giardinieri pronti a fare (a farci fare) enormi sacrifici per rimettere in buone condizioni quel circoletto non stiano soltanto sprecando tempo e risorse.
Abbiamo globalizzato tutto, l’economia, le guerre, le mode, la musica e persino le malattie. La nostra sopravvivenza invece no, quella è affidata alle convulsioni autoreferenziali di una pattuglia di eco-nazi che proprio non ce la fanno a sollevare lo sguardo per affrontare il problema nella sua interezza senza inutili fughe in avanti, troppo spesso senza né capo né coda, che per quanto riguarda l’ambiente lasceranno il tempo che trovano.
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Mario Piazza