Porgiamo le nostre scuse a Leonardo Da Vinci

DI ANTONELLO TOMANELLI

ANTONELLO TOMANELLI

Se l’Ultima Cena di Leonardo rimarrà per sempre un’icona del Rinascimento, quanto rappresentato ieri a Parigi in occasione della cerimonia inaugurale dei Giochi della XXXIII Olimpiade è il segnale inequivocabile, tanto spettacolare quanto ripugnante, di un irreversibile decadimento dell’Occidente, contaminato anche ai piani superiori da un’ideologia woke ormai spinta all’eccesso. Perché se un conto è, nel nome di una ridicola inclusività, calare nella Verona del 1300 al posto di Giulietta Capuleti un’improbabile attrice afroamericana, ben altro è trasformare Gesù Cristo in una trans obesa e i suoi discepoli in figuranti di un Gay Pride.
Certo, a quest’ora Leonardo starà martellando di pugni il proprio sepolcro, peraltro situato a poche decine di km, nel disperato tentativo di prendere il primo treno per Parigi e far valere quei diritti d’autore così pesantemente calpestati e irrisi da un simile scempio. Ma quella rappresentazione ricorda troppo da vicino le vignette satiriche su Maometto, disegnate dal periodico francese Charlie Hebdo. Solo che questa volta nessuno svuoterà il caricatore di un kalashnikov sugli organizzatori della cerimonia parigina.
Un siparietto ritenuto altamente ingiurioso da tutti i cristiani nel mondo. Se la satira è legittima quando colpisce un personaggio noto, ma soprattutto terreno, sempre che il messaggio satirico sia coerente con la sua dimensione pubblica, analoga conclusione non può trarsi quando ha come bersaglio quello che può definirsi, senza timore di smentita, il sentimento intimo per antonomasia, ovvero la fede religiosa, qui pesantemente lesa dalla mortificazione della figura centrale del Cristianesimo.
Per giunta, qui qualcuno dovrebbe spiegarmi quale sarebbe il messaggio satirico in coerenza causale con Gesù Cristo, impersonato da una trans obesa. Nessuno. Lo scopo della deprecabile performance di ieri altro non è che la cancellazione della massima icona del Cristianesimo. Mai la cosiddetta cancel culture ha assunto connotati così ingiuriosi, così violenti e autoritari.
Il triste spettacolo parigino, che definire pagliacciata non renderebbe minimamente giustizia a due miliardi e mezzo di cristiani, non proviene dall’idea di una associazione LGBT+, ma dal CIO, il Comitato Internazionale Olimpico, la massima autorità mondiale dello sport, quella che addirittura scrive le regole per impedire ogni forma di discriminazione, anche religiosa, in ossequio ai principi della Carta Olimpica.
Il mondo al contrario del generale Vannacci è il frutto di una disquisizione marginale, se confrontato con quanto visto accadere ieri sera a Parigi, alla composta presenza di numerosi capi di Stato, compreso Mattarella. Ormai le esalazioni prodotte dalla ideologia woke pervadono ogni anfratto della nostra esistenza, come lo smog in una megalopoli asiatica.
Antonello Tomanelli