Follie Libano-Gaza: campo di calcio e scuole bersaglio, e bombe al fosforo

DI ENNIO REMONDINO

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

Razzi dal Libano sul campo da calcio nelle alture siriane del Golan occupato, morti 12 ragazzi drusi. L’ira di Israele: «La risposta sarà dura. Pagheranno un grave prezzo». Colpire il Libano quanto e dove tra contestazioni internazionali sempre più diffuse. A Gaza tre bombe su una scuola di Deir al-Balah, ora rifugio per gli sfollati: 30 palestinesi uccisi. È successo già 200 volte. Intanto un documento Onu accusa Israele: «Bombe al fosforo lanciate sul Libano».

Quel campo di calcio druso siriano

La sirena d’allarme forse in ritardo e quel solo errore del decantato anti missile ‘Iron Dome’, e i ragazzi che stavano giocando nel campo di calcio del villaggio druso Majdal Shams, non sono riusciti a fuggire. Erano le 18.18 quando un razzo sparato verso le alture siriane del Golan, ora nord di Israele per Tel Aviv, è caduto ai bordi del campo di calcio. Dodici ragazzi tra i 10 e i 20 anni uccisi e altri 34 feriti. Per le forze armate israeliane non ci sono dubbi: il razzo è uno dei quaranta scagliati da Hezbollah dal sud del Libano. L’unico ordigno non intercettato o non caduto in un‘area spopolata, e mille sospetti attorno. Rivendicazioni incontrollate via Social, poi la smentita ufficiale di Hezbollah. Ma il massacro di Majdal Shams, in ogni caso, rischia di essere il ‘casus belli’ capace di far esplodere il fronte Libano.

Netanyahu di corsa a rilanciare

Il premier israeliano ha deciso di anticipare il rientro da Washington e ha convocato il gabinetto di guerra per una riunione straordinaria al suo arrivo. Fonti vicine alla delegazione israeliana hanno parlato di «svolta drammatica». E la reazione sembra già decisa, segnala Fiammetta Martegani da Tel Aviv, su Avvenire. Mentre a Gaza a almeno trenta persone sono state uccise nella Striscia in un attacco aereo ad un ospedale da campo installato all’interno della scuola Khadija a Deir al Balah, nel centro dell’enclave. Altre cento persone sarebbero rimaste ferite. E la folla somma dei 40mila morti è ormai prossima.

Il ‘casus belli’ che tutti temevano

Ma ora il Libano teme di peggio. La strage dei drusi è quello che molti temevano. Una minoranza che si considera siriana e non si è mai riconosciuta in Israele, per cui si rifiuta di svolgere il servizio militare. Ma l’attacco di ieri, segnala la stessa stampa israeliana sarebbe l’occasione per l’attacco israeliani al Libano tante volte sollecitati da alcune delle stesse forze del governo Netanyahu. ‘Stanno decidendo dove e cosa colpire’, segnala Haaretz, e forse non solo nel sud della postazioni Hazbollah, tra i timori peggiori di Beirut e della comunità internazionale.

«Bombe al fosforo sul Libano»

Forte odore di aglio, ma mortale. Sono le esalazioni delle bombe al fosforo bianco, vietate dalle Convezioni Onu, precisa Nello Scavo, inviato di Avvenire. Ora c’è la conferma di Unifil, la missione Onu in Libano. «Abbiamo osservato colpi di artiglieria in cui sono state utilizzate munizioni al fosforo bianco in almeno tre occasioni: il 3 marzo vicino a Dayr Amis (Settore Ovest), il 3 aprile vicino ad Ayta al-Sha’b (Settore Ovest) e il 6 giugno vicino ad Arab al-Luwayzah (Settore Est)». Il Consiglio di sicurezza ha ricevuto il 12 luglio un dettagliato report di 26 pagine.

I bersagli ufficiali e quelli “riservati”

«Le forze di difesa israeliane rilasciato quotidianamente dichiarazioni pubbliche sulle loro operazioni – si legge nel report consegnato al Palazzo di Vetro nei giorni scorsi – bersagli terroristi o posizioni militari di Hezbollah». Ma poi il fosforo bianco è stato lanciato sull’intera fascia di confine, dalle Alture del Golan agli abitati che affacciano sul mare. Neanche i villaggi cristiani vengono graziati, per quanto alcuni di essi siano riusciti a trovare un accordo con i miliziani: Hezbollah può transitare dai piccoli abitati a patto di non scagliare attacchi da quei borghi con i campanili ancora tutti interi, per scongiurare la risposta di Israele sulle zone di lancio dal territorio libanese.

Patti non scritti e l’Italia tra i garanti

Occhio per occhio verso un’escalation che da oggi diventa sempre più difficile disinnescare. Centinaia di sfollati si sono spostati a Tiro, la città portuale più al riparo dai colpi intenzionali. E sul lato israeliano, dove Hezbollah ha messo nel mirino insediamenti e kibbutz, si contano almeno 80mila sfollati.

«La base italiana ‘Unp 1-31’ dista meno di 30 metri dalla torretta israeliana comandata da remoto», racconta Nello Scavo. L’avamposto Unp 1-31 è la prima linea di interposizione Onu. Ma quando una squadriglia di caccia israeliani attraversa lo spazio aereo a bassa quota superando la barriera del suono sopra le città, il “bang sonico” terrorizza i residenti e scoperchia persino delle case.

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Articolo di Ennio Remondino, dalla redazione di

29 Luglio 2024