Italicus

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

4 agosto 1974 nella carrozza 5 dell’espresso Roma-Monaco di Baviera esplode una bomba nel tratto San Benedetto Val di Sambro.
Una carneficina: 12 morti e 48 feriti.
Un’altra strage dei soliti noti: manovalanza fascista, in combutta con pezzi di Stato golpisti.
Ma per i Tribunali italiani nessuno è colpevole.
Su quel treno doveva viaggiare Aldo Moro (Min. Esteri nel 1974) per andare in Alto Adige, ma poco prima fu “caldamente invitato” a scendere per firmare alcuni documenti (come racconta nel 2004 la figlia Maria Fida).
Da RADISOL, il sogno della rivoluzione nell’Italia del 1978. Romanzo, Alfredo Facchini, Ed. Red Star Press.
La prima volta che Radisol fece conoscenza con sé stesso aveva quattordici anni. Una mattina di agosto, la sua impalpabile esistenza passò dallo stato gassoso a quello solido.
Accadde che la radiolina a transistor del padre scandì la notizia: nella notte, vicino a Bologna, era esplosa una bomba sul treno Italicus, provocando un bordello di morti. Era uno di quei treni delle vacanze estive, con la gente ammassata negli scompartimenti di seconda classe.
Ma a scuotere Radisol non fu la bomba, ne erano già scoppiate, piuttosto il movente. Nell’edizione straordinaria del telegiornale il conduttore, Tito Stagno, lesse la presunta rivendicazione dell’attentato, firmata da Ordine Nero: «Giancarlo Esposti è stato vendicato, abbiamo voluto dimostrare alla nazione che siamo in grado di mettere le bombe dove vogliamo, in qualsiasi ora, in qualsiasi luogo, dove e come ci pare», Radisol non sapeva chi fosse quel tizio, né si premurò mai di scoprirlo.
Ad andargli di traverso fu il tono della rivendicazione: non ammetteva che gli si parlasse in quel modo, ne fece una questione personale.
Non era ancora un antifascista, era semplicemente un permaloso.
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Alfredo Facchini