Oro olimpico a Parigi 2024: leggendario Djokovic, GOAT del tennis

DI ANDREA RURALI

REDAZIONE

 

“Molti nemici, molto onore”. L’adagio di Georg von Frundsberg, generale tedesco del Sacro Romano Impero, è il più azzeccato per definire la carriera dei vincenti.
Odiato, fischiato, massacrato dalla gente, Novak Djokovic ha sempre risposto nel modo migliore possibile, mettendo a tacere le critiche a suon di vittorie. A suo modo, con l’epica del teatro e la maestria di uno showman, martellando gli avversari col suo tennis chirurgico e distruttivo, con una resistenza fisica impressionante, tecnica modellata sull’efficacia e una mentalità da alchimista della racchetta. McEnroe (non uno qualunque) lo ha esaltato confermando quanto la sua forza sia quella nutrirsi di negatività per trasformarla in energia positiva, ipnotizzando i rivali e annientandoli nella testa come uno strizza cervelli inarrestabile.
Oltre l’umano esiste lui, l’alieno, Nole Djokovic, un campione straordinario che ha imposto la sua legge su ogni superficie per oltre un decennio, conquistando tutti gli Slam e un oro olimpico a 37 anni, ciliegina sulla torta di una carriera monumentale, colma di successi e battaglie incredibili.
Carrer “Golden Slam” completato e primo gradino del podio raggiunto a Parigi 2024 contro ogni pronostico, battendo il nuovo che avanza, il talento di Murcia Carlos Alcaraz, destinato a primeggiare nel tennis del futuro insieme a Jannik Sinner.
Termina 7-6(3) 7-6(2) dopo due ore e 52 minuti di spettacolo puro e intense emozioni, con due tiè break a lanciare il serbo nella gloria, sollecitato a giocare il suo miglior tennis dal rivale spagnolo, irriducibile e in partita fino alla fine. Cuore e anima per Djokovic, che trionfa e festeggia con la sua famiglia, lacrime a bagnare l’impresa e a restituire al pubblico un momento di profonda umanità.
Nole entra nella storia e la storia lo celebra come il tennista più vincente di tutti i tempi, capace di compensare l’estetica dei più grandi con il potere della validità, costanza e resilienza a forgiarne il carattere, spirito famelico e competitività a esaltarne il valore.
Una lectio magistralis nei confronti di chi, dopo l’infortunio, gli aveva dedicato il de profundis. Una risposta alle leggi della fisica e del tempo, all’età che avanza e ai giovani in ascesa, senza dimenticare i liberi pensatori che, ancora oggi, liquidano gli “eroi” con disarmante approssimazione.
Una sentenza da vero numero 1.
Novak Djokovic, GOAT del tennis e leggenda dello sport.
Chapeau.

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Andrea Rurali