Vigilia di vendette: le volte che Israele ha invaso il Libano

DI ENNIO REMONDINO

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

Un omicidio mirato al giorno, o anche due. Sbandierati da Netanyahu come successi in una guerra che sta per allargarsi all’intero Medio Oriente. Gli ultimi due assassinii di Stato in Cisgiordania e in Libano. Dopo quelli a Teheran e a Beirut, contro alti esponenti di Hamas ed Hezbollah che hanno trasformato queste ore in una vigilia di paura. Libano, che rischia di restare schiacciato dal conflitto tra Iran e Israele. I governi occidentali invitano i loro concittadini a lasciare Beirut: i nostri connazionali sono circa tremila, più i militari dell’Unifil.

Libano invaso tre volte ed Hezbollah la risposta

“Per il Libano una sorte segnata da troppe violenze, da decenni, di fatto alla fondazione dello stato di Israele nel 1948. Dal 1978 a oggi Israele ha invaso militarmente il Libano tre volte, provocando ogni volta nuove violenze. L’organizzazione armata Hezbollah, nacque proprio come risposta alla seconda invasione israeliana del paese, quella del 1982.”

1948, l’invasione-nascita di Israele

Una ricostruzione storica utile in questa vigilia di forti timori, aiutati dal Post. Quando, nel maggio del 1948, Israele dichiarò la propria indipendenza, gli stati arabi confinanti -Egitto, Iraq, Giordania e Siria- attaccarono. Partecipò formalmente anche il Libano, col suo piccolo esercito di 1000 soldati. La guerra terminò nel 1949 con LA vittoria di Israele, che occupò ampi territori palestinesi, e soprattutto con la “nakba”, la catastrofe PER centinaia di migliaia di palestinesi costretti a lasciare le proprie case e a trasferirsi nei paesi confinanti. Parte dei palestinesi fuggiti si trasferì in campi profughi in Libano, soprattutto nella parte sud del paese.

L’Olp in Giordania e Libano

L’influenza palestinese in Libano aumentò quando nel 1970, quando l’Organizzazione per la liberazione della Palestina, l’OLP, trasferì la sua base dalla Giordania al Libano. L’organizzazione politica e armata guidata da Yasser Arafat perseguiva la causa del popolo palestinese Anche attraverso la lotta armata, con un aumento degli scontri di confine con Israele.

1975, guerra civile libanese

Il Libano è un paese frammentato in cui convivevano comunità cristiano-maronite, musulmane sunnite, musulmane sciite e druse, tra le altre. Queste comunità si spartivano il potere attraverso un delicatissimo accordo che favoriva di fatto le élite cristiane, le più ricche del paese. L’afflusso in Libano di circa 400 mila palestinesi, prima con la “nakba” nel 1948, poi con l’arrivo dell’OLP con decine di migliaia di palestinesi che arrivarono a controllare militarmente parte del sud del paese, ruppe quell’equilibrio.

Il sud del Paese contro Beirut

Nel 1975 le tensioni politico sociali provocarono una guerra civile tra le forze musulmane guidate dall’OLP e varie milizie cristiane forti nel nord del paese. Nel 1976 la Siria di Hafez al Assad (padre dell’attuale Bashar) invase il Libano per cercare di ristabilire la situazione, e sorprendentemente, almeno nelle prime fasi, si schierò con le milizie cristiane. L’occupazione da parte della Siria di alcune zone del Libano durò fino al 2005.

1978, prima invasione israeliana

Nel marzo del 1978 alcuni combattenti palestinesi dirottarono due autobus passeggeri a nord di Tel Aviv e uccisero 38 persone. In risposta l’esercito israeliano entrò in Libano, occupando un’area di circa 20 chilometri dal confine. Pochi giorni dopo il Consiglio di sicurezza dell’ONU chiese a Israele il ritiro dal territorio libanese, e istituì la missione United Nations Interim Force In Lebanon, l’UNIFIL, a cui parteciparono vari paesi tra cui l’Italia. La missione è attiva ancora oggi.

Israele si ritira ma lascia suoi scherani

Israele si ritirò dal Libano alla fine del 1978, ma lasciò sul campo una milizia cristiana alleata che nel frattempo aveva armato e addestrato, l’Esercito del Libano che mantenne il controllo sul territorio da cui Israele si era ritirato. Nel frattempo proseguiva la guerra civile libanese in cui Israele continuò ad avere un ruolo attivo, sostenendo finanziarimente e con armi le milizie cristiane.

1982, la seconda invasione israeliana

Nel giugno del 1982 si riacutizzarono gli scontri di confine tra Israele e i gruppi palestinesi nel sud del Libano. Il 6 luglio l’esercito israeliano, alleato con varie milizie cristiane compreso lo SLA, entra in territorio libanese, operazione “Pace per la Galilea”. Galilea è la regione biblica che comprende il nord di Israele e il sud del Libano, e la missione era guidata dal generale Ariel Sharon, in seguito primo ministro.

Massacri a Beirut

Questa volta l’esercito israeliano e le milizie alleate penetrarono per più di 40 chilometri in territorio libanese, fino alla capitale Beirut, la cui parte ovest era la roccaforte dell’OLP, col comando di Yasser Arafat. Comincia un assedio di Beirut che durò dal 14 giugno al 21 agosto del 1982, e che ebbe un grosso impatto sull’opinione pubblica mondiale, perché tra gli assediati c’erano appunto alcuni noti leader dell’OLP e perché furono uccisi migliaia di civili.

Quando Reagan si arrabbiò

L’assedio terminò quando gli Stati Uniti, guidati dal presidente Reagan, imposero al governo israeliano un cessate il fuoco che prevedesse la rimozione dei miliziani dell’OLP dal Libano e il ritiro delle truppe israeliane. Dal 21 agosto la ‘Forza Multinazionale in Libano’, composta da soldati americani, britannici, francesi e italiani gestisce lo spostamento da Beirut di alcune migliaia di miliziani dell’OLP verso paesi arabi confinanti e via nave in Tunisia, che divenne la nuova base del gruppo.

Ritirata lenta e fasulla

Israele impiegò ancora un mese per ritirarsi da Beirut. E col trucco. Truppe israeliane rimasero nel sud ancora per quasi 20 anni, fino al 2000, col ritiro completo dietro alla cosiddetta “Blue Line”, cioè la linea di confine temporanea stabilita dall’ONU che separa il Libano da Israele e dalle alture del Golan siriano  occupato e annesso da Israele dal 1968.

Il massacro di Shabra e Shatila

Nel settembre del 1982, mentre le forze israeliane si stavano ancora ritirando, le milizie cristiane delle Falangi libanesi, alleate di Israele, massacrarono migliaia di civili musulmani nel campo profughi di Shabra e Shatila, non lontano da Beirut. Una vendetta per l’uccisione del presidente del Libano, il cristiano Bashir Gemayel. Le truppe israeliane non parteciparono direttamente al massacro, ma aiutarono e armarono le milizie cristiane, tra le altre cose circondando il campo per impedire vie di fuga.

L’Iran sciita del dopo Scià

L’Iran, paese dove si era da poco insediato un regime religioso sciita a seguito della rivoluzione del 1979, cominciò a interessarsi alla politica libanese e ad armare, addestrare e indottrinare gruppi di giovani sciiti che, uniti nel nome di Hezbollah (che significa “partito di Dio”, o “partito di Allah”), diventarono ben presto una delle forze militari più potenti del Medio Oriente, e il più importante gruppo alleato dell’Iran nella regione.

2006, guerra tra Israele e Hezbollah

Il 12 luglio del 2006, in risposta ad una azione Hezbollah in territorio israeliano, Israele rispose con una pesante campagna di bombardamenti su tutto il paese, compresa la capitale Beirut. Ai bombardamenti seguì un’operazione di terra, in cui Israele occupò ancora una volta il sud del Libano. Campagna militare difficile e sanguinosa: più di un migliaio di civili libanesi uccisi. L’obiettivo dichiarato di Israele, di distruggere il potere militare di Hezbollah, non fu raggiunto.

Hezbollah e Iran oggi

Nel frattempo Hezbollah era diventato molto più che una milizia armata. Da tempo è un partito politico con una forte presenza nel parlamento libanese, ha fatto parte di vari governi e di fatto, grazie ai finanziamenti e al sostegno dell’Iran, il gruppo è riuscito a trasformarsi in un’organizzazione con un’enorme influenza nella società libanese: gestisce scuole, ospedali, programmi di welfare per i suoi sostenitori, ed è una forza politica determinante.

Gaza ferita aperta

La situazione si è aggravata nuovamente con l’inizio della guerra nella Striscia di Gaza quando Hezbollah, in sostegno alla causa palestinese, ha cominciato a lanciare razzi e droni nel nord di Israele. Forse migliaia di razzi (proiettili non guidati) e droni contro Israele, che ha risposto con attacchi in territorio libanese. Vittime, quei ragazzi drusi alibi attuale, e centinaia di civili libanesi. Costretti a lasciare casa circa 80 mila persone nel nord di Israele, e lo stesso per chi viveva nel sud del Libano.

Fuga dal Libano

“Da ieri grosse code all’aeroporto di Beirut, l’unico del Libano, dopo che i governi di diversi paesi occidentali hanno consigliato ai loro cittadini di lasciare il paese. Sabato l’ambasciata statunitense in Libano ha detto ai cittadini di lasciare il paese «con qualsiasi biglietto disponibile, anche se il volo non parte immediatamente o non segue il suo itinerario iniziale». Ieri anche i ministri esteri di Francia e Italia. Le cancellazioni dei voli, inizialmente da parte del gruppo tedesco Lufthansa, sono cominciate già lunedì scorso.”

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Articolo di Ennio Remondino, dalla redazione di

5 Agosto 2024