Un calcio alle Olimpiadi

DA REDAZIONE

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Antonio Cipriani dalla redazione di REMOCONTRO –

Ciò che resta delle Olimpiadi – a parte le medaglie, le vittorie, le sconfitte, i record belli, la dolcezza dello sport – sono le polemiche, le sciocchezze ululate, i giudizi stupidì, la pervasiva necessità mediatica di raccontare un Paese attraverso il filtro più conformista che conosciamo: quello calcistico in tinta ultras. Quindi senza ragioni, tutto tifo di parte, razzismo, maschilismo, con il condimento governativo, vittimistico e piagnone.

È tutto un Processo del lunedì,

con la politica a soffiare sugli istinti bassi del tifoso. Non ve ne siete accorti? Ma sì che ce ne siamo accorti tutti. Zerocalcare dopo i primi quattro giorni di figure barbine politico-mediatiche olimpiche ha fatto un fumetto disegnato a matita, geniale, per evidenziare con precisione lo stato culturale e politico di un Paese ignorante, figlio degli slogan a ciufolo amplificati da un giornalismo compiacente, incapace di porre domande critiche, o semplicemente di verificare una fonte.

In Italia sta vincendo la mentalità ultras.

Perfettamente incarnata dalla classe dirigente del Paese, quindi sdoganata a livello mediatico come mai prima. Così abbiamo sentito anche commentatori spiegare ai campioni veri il valore della cattiveria nello sport, o la potenza scenica e culturale dell’ignoranza. Persone che non hanno fatto altro sport nella vita che un padel con i colleghi sono salite in cattedra a dare lezioni sulla perfida retorica della circonferenza delle palle.

Per fortuna ci sono i nostri ragazzi.

Atleti giovani giovani sono stati costretti a difendersi da questi pachidermi del conformismo. Hanno spiegato a marziani precipitati nella realtà olimpica il valore dello sport, il sogno delle Olimpiadi, la cultura del rispetto per l’avversario.

“L’ultima generazione è gentile, ambientalista e combattiva. Anche nuotando, facendo scherma o atletica, ha mostrato una Italia diversa, rispettosa e capace di pensare a un futuro non becero. Sicuramente meglio di chi ci racconta e di chi ci governa.”

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Articolo di Antonio Cipriani, dalla redazione di

11 Agosto 2024