Se fossi un migrante

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Se guerra o povertà mi avessero costretto a lasciare la famiglia, gli amici e la terra che mi hanno fatto crescere, se per farlo avessi dovuto affrontare rischi, sacrifici e umiliazioni indicibili e se una volta arrivato dove pensavo di trovare pace e lavoro venissi trattato come una bestia… Beh, ve lo posso garantire, l’ultima delle mie preoccupazioni sarebbe quella di rispettare le buone maniere.
Nella testa avrei un unico pensiero, quello di non rendere inutile il mio passaggio attraverso questo tritacarne fisico e morale che ancora mi sta macinando, e lo farei mettendo insieme quanti più soldi possibile nel più breve tempo possibile da spedire alle uniche persone che mi hanno considerato un essere umano.
Cercherei di farlo senza far male a nessuno ma certo non mi preoccuperei di chi, sdraiato sotto un ombrellone che potrebbe essere infastidito dal mio passaggio, dalla mia voce o magari dal mio odore. Mangerei il mio pane su un muretto o per terra e se mi scappasse la pipì non andrei a farmi umiliare in un bar dove l’uso del bagno mi sarebbe negato, la farei in un angolo come facevo al mio paese e come fanno anche tantissimi italiani.
E se una vita tanto misera riuscisse appena a farmi sopravvivere tra paure e umiliazioni davvero sarei capace di rispettare quelle stesse leggi di cui tanti italiani fanno carne di porco nella quasi completa impunità, o invece sarei dispostissimo a violarle per raggiungere l’obiettivo che mi ero prefisso?
Sbagliato? Sì, può darsi ma su quella strada mi ci avete spedito voi trattandomi non da uomo ma peggio di un cane o di una me*da.
Mario Piazza