Un post che non vorrei scrivere

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Come qualsiasi persona decente anch’io mi auguro che in Ucraina e in Palestina le armi tacciano il prima possibile.
Trattativa, tregua, cessate il fuoco, pace e persino la sconfitta di una delle parti in causa, anche di quella che io penso abbia più ragioni dell’altra, è preferibile a questo quotidiano massacro di corpi e di anime innocenti.
Un bel pensiero pacifista, ineccepibile se non anteponesse ciò che è meglio a ciò che è giusto e quello che Israele ha fatto negli ultimi dieci mesi alla Palestina (ma anche negli ottant’anni precedenti) è quanto di più ingiusto, atroce, spietato e criminale si sia visto dalla fine del Terzo Reich. Neppure l’invasione del Vietnam o dell’Afghanistan, nemmeno le stragi compiute da Pinochet in Cile o da Pol Pot in Cambogia avevano come obiettivo la cancellazione fisica non di un nemico militare o politico ma di una intera nazione in quanto tale.
Per questo la auspicabile fine del genocidio in corso a Gaza non è sufficiente, davanti a una simile mostruosità neppure il più gandhiano dei pacifisti potrebbe dichiararsi soddisfatto. In Palestina nulla potrà mai tornare come prima, peraltro a quel “prima” che già era una insopportabile violazione dei diritti umani.
Anche un pacifista può e deve desiderare il giusto castigo del colpevole, e se ciò avverrà per mano divina o in altro modo sarà del tutto secondario.
Ecco, l’ho scritto ma non mi sento affatto meglio perché la pace senza giustizia non è vera Pace.
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Mario Piazza