Dico qualcosa di destra (Ironia: ON)

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Non ho mai avuto simpatia per i riti collettivi che ci spingono a fare le cose tutti insieme a prezzi doppi con metà del piacere.
Il pranzo di natale, il veglione di capodanno, il ponte di pasqua, le ferie d’agosto… Come direbbe Rocco Schiavone tutte rotture di cog*ioni di livello 10.
Per questo non capisco la polemica sulle aperture ferragostane di supermercati e centri commerciali, poche migliaia di lavoratori che vanno ad aggiungersi ai milioni che nei servizi, pubblici e privati, non conoscono domeniche e festività e spesso non distinguono neppure il giorno dalla notte.
In tempi ormai lontanissimi ho fatto parte di quei lavoratori. Non solo mi godevo i riposi compensativi, i turni di notte e le ferie scaglionate tra giugno e settembre ma vedevo anche i miei colleghi più anziani, quelli con famiglia e mutuo, che cercavano di accaparrarsi i turni peggiori per poterne incassare le maggiorazioni salariali. Eppure economicamente stavamo tutti molto meglio di ora, chissà come mai i nostri aperitivi erano Campari e sprizzetti con tre olive, non vasche da bagno piene di erbacce ed ombrellini con a fianco un intero buffet di cagatelle.
Ad essere suntuosi non erano i nostri aperitivi, erano i nostri progetti e le nostre speranze ed è quella la vera battaglia progressista che la sinistra dovrebbe condurre. Altro che, per il puro gusto di andare contro i grossi gruppi industriali, dare spago, supporto e comprensione a chi ha perso per strada il vero significato del lavoro.
Lo devo proprio dire? Sarà pure stato per le ragioni sbagliate ma il capitalismo ha fatto anche cose buone, a buttarle nel cesso insieme a quelle cattive siamo stati noi pecoroni tra un veglione e un ponte lungo.
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Mario Piazza