Gente che misura l’italianità attraverso i tratti somatici e il tasso di candore della pelle…

DI MICHELE PIRAS

 

Gente che misura l’italianità attraverso i tratti somatici e il tasso di candore della pelle, in un Paese multietnico da millenni e per definizione storica e culturale.
Voci sguaiate di reazionari, xenofobi, ultra nazionalisti e razzisti.
E ancora una volta c’è da vergognarsi per il dibattito in corso sullo “Ius scholae”, quello che dovrebbe essere il minimo da riconoscere per un Paese che ancora predilige il diritto di sangue a quello derivante dal suolo natio.
Pensate a quanto è triste che nel nostro Paese si debba ancora discuterne nel 2024, quando è accettato come una normalità che sia italiano chi nasce, studia e vive altrove, solo perché figlio di genitori italiani o perché ha lontane origini italiane.
Non ce la fanno proprio a destra, figuriamoci poi se si parla di scuola e cultura.
Eppure persino in Germania hanno fatto meglio di noi e l’hanno fatto decenni fa.
Da secoli e millenni siamo il prodotto dell’incrocio di popoli e culture, siamo latini, greci, bizantini, nuragici, saraceni, fenici, cartaginesi, normanni, ispanici, etruschi, albanesi, galli, slavi, africani, mori e biondi, bianchicci o olivastri, con profili ellenici o francesi in egual misura.
E solo in quanto tali possiamo dirci italiani, non certo perché lo fossimo già 5000 anni fa.
Siamo italiani per cultura e perché qui siamo nati e cresciuti, perché qui, se ancora è consentito, vorremmo continuare a vivere.
E sempre per cultura e storia siamo anche sardi, lombardi, siculi, toscani, tirolesi, liguri, catalani, apuli, salentini e tutto il resto.
I “manifesti della razza”, come sempre, sono solo delle oscene e inqualificabili bugie.
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Michele Piras