Il dilemma dello IUS

DI CLAUDIO KHALED SER

 

Ci risiamo, ogni tanto la polemica su chi può dirsi Italiano e chi no, infiamma i dibattiti partendo dai palazzi del potere per esplodere nei bar e nelle osterie.
Tanti Ius per un Diritto negato, per una Legge di Civiltà negata, per una Giustizia sociale negata.
Ma di cosa esattamente si parla ?
Lo IUS SOLI, punta a riconoscere cittadino italiano chiunque sia nato nel territorio nazionale, lo IUS CULTURAE, prevede l’ottenimento della cittadinanza per gli stranieri nati in Italia o che vi siano arrivati entro il 12° anno di età che abbiano frequentato un ciclo di studi di almeno 5 anni o percorsi professionali.
Simile allo Ius Culturae è lo IUS SCHOLAE, che sulla base di tale principio, legittima la cittadinanza al minore nato in Italia o entratovi fino ai dodici anni che abbia completato un ciclo di studi quinquennale.
Infine c’é lo IUS SANGUINIS che prevede sia cittadino di diritto chi ha almeno un genitore italiano.
Solo quest’ultimo IUS é Legge, tutti gli altri sono solo ipotesi.
Eppure, basterebbe approvarne uno per tagliare tutte le polemiche.
Lo IUS SOLI.
Chi nasce sul territorio nazionale é automaticamente cittadino di quella Nazione, indipendentemente dalla nazionalità dei genitori.
Perché si ha così tanta paura di una Legge di Diritto ?
Semplicemente perché si ha paura delle differenze, quelle di etnia, del colore della pelle, della religione professata.
Paura, solo e sempre la paura che alimenta i poveri cervellini italioti.
E questo “terrore” del diverso con “tratti somatici non riconducibili ai nostri” (cit.vannacci) domina ogni discorso sulla legittimità e lo rende sterile.
Io ero orgoglioso e felice di vedere ai Giochi Olimpici, atleti ITALIANI dalla pelle più scura della mia.
Non vorrei che si ricalcassero le orme americane che tolleravano i “neri” solo se campioni di sport, cantanti di fama o carne da macello per le loro infami guerre nel mondo.
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Claudio Khaled Ser