Tornano gli Euromissili in Germania e nessuno se ne accorge?

DI ENNIO REMONDINO

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

Tornano gli euromissili e tornano in Germania. Esattamente come ai tempi della guerra fredda. Saltando che questa volta c’è una guerra calda, molto calda, e in casa. La Sicurezza europea minacciata da Putin, e la Germania paga pegno a Washington. In arrivo i nuovi Tomahawk. Il cancelliere sfida l’ala sinistra dell’Spd: scelta «inevitabile e tormentata». A perdere.

Tomahawk cruise missiles

Scelta tormentata ma non inevitabile

«All’inizio era solo una promessa più o meno azzardata a Washington, fatta da Olaf Scholz in perfetta autonomia senza consultare nessuno, alleati di coalizione compresi»: sul Manifesto, Sebastiano Canetta, da Berlino, non fa sconti al Cancelliere. Poi l’«inevitabile e tormentata» decisione di far tornare in casa i missili americani puntato su Mosca è diventata una scelta ‘ufficiosa’ del governo tedesco, sussurrata sui media amici e più servili, ad indorarla. Ora siamo alla decisione ufficiale, salvo che Scholz non si inventi qualche altro trucco per tirarsi fuori dai pasticci, da qui alle elezioni del 2025, dove rischia di trovarsi in pensione anticipata ma con i missili Usa nel giardino di casa.

Scholz vuole ufficialmente gli Euromissili

In visita alla sezione Sps di Dresda, di fronte e militanti socialdemocratici stupiti, Scholz ha sostenuto l’assoluta necessità di installare i ‘Tomahawk’ nucleari Usa per salvaguardare la pace. «Abbiamo bisogno di un deterrente affinché la guerra non scoppi mai. Tutti devono sapere che il prezzo di un attacco alla Germania sarebbe altissimo e in questo momento incombe la minaccia missilistica della Russia. Dobbiamo fare di tutto per proteggere la popolazione», dichiara il leader Spd, sfidando persino i sondaggi che promettono suicidio. Secondo l’ultimo sondaggio Civey un tedesco su due è convinto che gli euromissili porteranno all’escalation del conflitto con Mosca.

La Germania Est alla vigilia del voto

Critici soprattutto i cittadini della Germania dell’Est che fra 10 giorni vanno alle urne. E quelli più adulti tra di loro che Dresda, capitale della Sassonia, l’hanno vissuta come Land della ex Ddr dove fino al 1989 l’unico nemico atomico erano i ‘Pershing’ di Reagan puntati sulle città del Patto di Varsavia, non sono né convinti, nè felici. E forse lo dimostreranno votando. ‘Scholz insiste e prova a convincere del ‘minor male inevitabile’, anche se a vincere le elezioni locali (così indicano i sondaggi) il 1 settembre saranno proprio le due forze politiche più contrarie al riarmo nucleare: i fascio populisti di Afd e i nazionalisti di sinistra dell’Alleanza Sahra Wagenknecht.

Dal pacifismo al “riarmo difensivo”

«Per decenni la Germania ha perso la sua capacità di difesa dagli attacchi aerei», prova a convincere Scholz rivolto ai compagni di partito che lo ricordano quando lui spiccava fra gli accesi sostenitori del disarmo. All’epoca «l’unica via per ottenere la pace». Adesso per Scoltz invece la pace passa per il riarmo, ‘forse rischioso’ e certo molto molto costoso. «Verso il rafforzamento della Nato continuando a dedicare il 2% del nostro Pil alla difesa. Uno sforzo enorme ma non smetteremo» precisa il cancelliere con l’appello al riarmo. «Quando si tratta di guerra e pace non si devono piantare bandiere», mentre dietro si lui la bandiera socialdemocratica si affloscia. Mentre l’ala sinistra del partito continua a lavorare per disinnescare il conflitto interno sempre più fuori controllo, con attacchi contro le centrali nucleari in grado di provocare la catastrofe prima degli euromissili.

I futuri Euro-Tomahawk

Il ‘Tomahawk’ candidato allo schieramento in Germania -spiega Cannetta senza riuscire a rassicurarci-, teoricamente può essere utilizzato anche con cariche convenzionali. Non solo bombe atomiche, Ed è esattamente il cavillo su cui poggia la linea di Scholz che permetterebbe l’installazione dei sistemi di lancio Usa come ordinari armamenti. Ma il missile è solo il vettore e nel corredo di testate del Tomahawk sono comprese le bombe nucleari modello W-80 con ‘range di potenza’ da 5 a 150 kiloton.

La testate nucleari le tengono gli Usa

“«Le armi previste saranno dotate di testate ordinarie e stazionate nelle basi Usa nella Germania occidentale. L’armamento nucleare del sistema non è previsto», taglia corto la nota ufficiale del Comitato esecutivo della Spd. Mentendo, perché è noto che le testate nucleari Usa in Paesi ‘ospiti’, sono sempre e soltanto sotto diretto controllo americano. Lì vicino, e pronte alla eventuale necessità decisa a Washington. Ultima rassicurazione, si fa per dire, «Il Bundestag (il parlamento tedesco) si occuperà in modo approfondito della questione». Dopo la pausa estiva.”

 

A Pershin II missile is seen on a semi-trailer at the Mutlangen, West Germany, US missile base, May 20, 1987.

Dov’è finito il movimento pacifista?

«Quaranta anni dopo. C’è silenzio, un silenzio di tomba. Missili da crociera Tomahawk, missili SM-6 e missili ipersonici vengono dispiegati in Germania, il paese rimane in silenzio, l’Europa tace. Nessuna protesta, nessuna manifestazione». La denuncia di Heribert Prantl, un grido di dolore dal prestigioso collega del quotidiano tedesco Süddeutsche Zeitung.

Perché c’è tanto silenzio?

Perché è estate, perché ci sono le vacanze? Perché la dichiarazione di Stati uniti e Germania sul dispiegamento è incredibilmente concisa e asciutta? È lunga solo nove righe. Il silenzio ha forse a che fare con il fatto che sembra esserci ancora tempo? Dopotutto, il dispiegamento non inizierà prima del 2026. Oppure perché si è convinti che questi missili «porteranno solo pace»?

La pace dietro questi nuovi missili?

La pace viene dunque da questi nuovi missili, che potrebbero essere dotati di armi nucleari? Oppure questa promessa ha assunto un significato diverso dopo la guerra in Ucraina, perché la deterrenza è ora più importante del disarmo? I tempi sono diventati così guerreschi che non ha più senso parlare di disarmo? La parola pace ha perso il suo fascino?

“Dietro questi punti interrogativi c’è il silenzio.”

 

Articolo di Ennio Remondino, dalla redazione di

21 Agosto 2024