Sardegna: una battaglia per la difesa del territorio

DI MCIHELE PIRAS

 

C’è una battaglia sacra, quella per la difesa del nostro territorio dal saccheggio e dalla speculazione, perché dobbiamo ricordare e ricordarci che non è la prima e che non sarà l’ultimo assalto.
Lo abbiamo visto sulle coste, lo sappiamo dalle sterminate servitù militari, ma ancora prima quando radevano al suolo i nostri boschi o si appropriavano delle nostre materie prime, in cambio di qualche piatto di lenticchie, di uno sviluppo fatuo che ha lasciato macerie sociali e contaminazione, che non ha ancora visto bonifica né conversione.
Ma c’è anche la necessaria battaglia per cambiare il nostro modo di produrre energia e sviluppo, che non può ulteriormente sacrificare ambiente e salute, che non può in alcuna maniera dipendere ancora per troppo tempo dai combustibili fossili.
Ed è qui che non bisogna confondersi, mentre invece sta accadendo proprio che chi giustamente si mobilita per fermare il saccheggio paesaggistico si ritrova sempre più spesso fianco a fianco di chi difende lo status quo, gli idrocarburi, il gas, l’ancien règime e che, con ogni evidenza, difende i suoi interessi speculativi, altrettanto forti (o forse più) di quelli di chi vorrebbe piantarci una pala ovunque, senza regole, vincoli e criterio.
Insomma, l’anello al naso non lo abbiamo più (o almeno così pare).
Perciò sia sempre ben chiara la distinzione, tra chi onestamente si spende per una causa e chi difende il proprio interesse.
E sia sempre ben chiaro che gli idrocarburi inquinano di più e fanno ammalare di più di qualsiasi impianto fotovoltaico, che lasciano più scorie, impatto territoriale, sulla fauna, sulla flora, sugli umani.
Una campagna così dura, sostenuta, battente e orchestrata, scientifica, cattiva e carica di disinformazione contro la Presidenza della Regione non si era proprio mai vista in Sardegna.
Anche questo dovrebbe suggerire qualcosa, sul livello dello scontro in atto e sui reali obiettivi dei suoi più potenti artefici.
Benissimo dunque le comunicazioni della Presidente.
Ma ora anche le mobilitazioni in corso capiscano finalmente chi sono gli amici e chi i nemici, altrimenti la si finisce a lavorare per il Re di Prussia e dunque, in fin dei conti, contro sé stessi.
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Michele Piras