DI CLAUDIO KHALED SER
Tutti aspettano la “vendetta” iraniana contro lo stato ebraico.
Nessuno si é accorto che é già iniziata.
L’arma usata é “l’ Attesa”.
Aspettare che il nemico attacchi, cercare di capire dove, tenere in massima allerta le forze armate, costringere i propri cittadini a vivere nell’urlo delle sirene e chiusi nei rifugi, E’ GUERRA.
Gli ebrei sono in costante tensione, niente nello staterello fantoccio é ormai “normale”.
L’Attesa consuma le energie nervose di una tribù che si sente schiacciata dalle minacce iraniane, dai missili di Hezbollah e dai droni degli Houthi.
Nessuno in occidente parla più del Mar Rosso e del blocco navale.
Il silenzio fa credere che le navi militari dei Paesi Belli, abbiano avuto ragione di quei quattro straccioni che dal deserto yemenita sparano missili a casaccio.
NON E’ COSI’.
E per capirlo basta guardare Eilat, la città ebraica sul Mar Rosso, punto di arrivo di tutte le merci destinate ad Israele.
Il porto é chiuso, la Società portuale é in bancarotta ed ha licenziato i suoi dipendenti, le aziende collegate al traffico sono fallite e circa 50 mila addetti che lavoravano nell’indotto marittimo, sono senza lavoro.
Nessuna nave approda più a Eilat, nessuna nave supera il blocco degli Houthi.
Chi prova a fermarli, fa la fine della portaerei americana scappata a Norfolk per riparare un enorme squarcio sul ponte.
Ma della sconfitta ovviamente nessuno ne parla.
Torniamo a “quelli là”.
Nonostante la schiacciante superiorità militare, non sono riusciti a sconfiggere Hamas, nonostante i continui massacri, spacciati come “eliminazione dei capi del terrore”, Hamas vive.
Hanno massacrato 42 mila Persone senza piegare la Resistenza.
Quindi, lo staterello, vive nell’angoscia di quello che può succedere, dei lanci di razzi palestinesi, dei missili libanesi, dell’intervento iraniano.
E’ una guerra psicologica che li sta stremando, il primo atto di un conflitto che é già iniziato senza che qualcuno se ne sia accorto.
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Claudio Khaled Ser