DI GIANCARLO SELMI
Ho letto il “pippone” della Castellone con l’ansia di chi spera di trovarci dentro qualcosa di nuovo, d’interessante, che aggiungesse un quid alle stantie considerazioni sui “dogmi” non discutibili che vengono opposti da chi non vuole la discussione. Trasformando, nei loro desiderata, quindi anche quelli della Castellone, il Movimento 5 Stelle in una chiesa. Dove, per ovvi motivi, non si può discutere dello Spirito Santo,
dimenticando che il Movimento 5 Stelle chiesa forse lo è stato, ma non nacque per esserlo. Che l’unico dogma è la “democrazia dal basso” ergo totale, e che proprio quella democrazia consente di discutere qualunque cosa. Questo è scritto nell’atto costitutivo, e la Castellone non lo sa, forse. Ma nell’era dei consoli Grillo, Di Maio, Casaleggio figlio, che decidevano tutto in piena autonomia e cassavano perfino una votazione che aveva visto vincere Di Battista, arrivare secondo Dino Giarrusso e solo malinconicamente terzo l’ex bibitaro, nascondendone l’esito e dimenticandola frettolosamente, quella democrazia non esisteva.
Non stupisce affatto, quindi, che Castellone e gli altri, ancora nel Movimento, forse, perché non abbastanza motivati da Di Maio, o forse perché più furbi di lui e di quelli che lo seguirono, della “vera” democrazia dal basso abbiano paura. Non stupisce che la Castellone non apprezzi Conte e che idolatri Grillo. Come non stupisce che faccia la guerra a Conte il figlio di Casaleggio, a cui Conte ha tolto la gallina dalle uova d’oro. Stupisce che lo faccia chi da Grillo e Di Maio è stato fatto fuori, ma la contrapposizione a Conte, evidentemente, è più forte di tutto.
L’ho letto il “pippone”, niente che mi abbia fatto sobbalzare sulla sedia. Un insieme di stantie banalità che conosco a memoria. Un chiaro attacco a Giuseppe Conte. Ci sarà tempo e modo per confutare il tutto.
Si fa notare però, prima di tutto, l’idolatria nei confronti di Grillo e la totale assenza, in un testo così lungo, del nome di Giuseppe Conte e di quello che ha fatto. Non ultimo recuperare quasi il 16% dei voti quando il Movimento era dato per morto. Voti che hanno garantito la seggiola in cui siede in Parlamento la dottoressa Castellone. Che però ringrazia Grillo.
Giungendo ad aggiungere al post la foto di Grillo bagnato dopo la traversata a nuoto dello stretto. Forse non lo avrebbe fatto neppure Leni Riefenstahl.
Un grande amore dunque. Legittimo come il suo parere. Però tanto grande da cadere nel patetico andante.
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Giancarlo Selmi