Francia nei guai e il problema ora si chiama Macron

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Rem dalla Redazione di REMOCONTRO –

Dopo il ‘niet’ di Confindustria d’oltralpe contro il ‘Nuovo fronte popolare’ che ha vinto le elezioni, Macron agli ordini s’incarta consultazioni di maniera per escludere la sinistra dal governo, ma l’agenda del presidente sembra vuota. «Nessun governo che prolunghi le sue politiche»: e persino i socialisti presentano il conto. Mentre ‘France Insoumise’, il 7 settembre chiama la Francia in piazza.

Francia, “via la sinistra”, dice Macron, ma non basta

Crisi senza fine, Macron tutto io. Nuove consultazioni senza la gauche: “Parlo con chi fa il bene della Francia”, e – nella sua visione – non con ‘La France Insoumise’ che ha vinto le elezioni, e il Rassemblement National, le due estreme. Jean-Luc Mélenchon e i suoi lo sfidano: dialogo chiuso, conferma della volontà di chiedere la procedura di destituzione del presidente, convocazione di una “grande mobilitazione popolare” nelle piazze il 7 settembre, alla vigilia della cerimonia di chiusura dei Giochi Paralimpici, nel Paese dove i molti ‘handicap’ della politica nazionale non riescono a superarli.

Paraolimpiadi e Parapolitica

Emmanuel Macron riceve il presidente tedesco Franz-Walter Steinmeier per la cerimonia di apertura dei Giochi Paraolimpici a Parigi. Olimpiadi minori e politica anche meno. Dopo i fasti delle Olimpiadi in mondovisione e la «tregua politica» chiesta dal presidente, la tregua l’ha rotta proprio lui iniziando le consultazioni con un plateale spregio del voto popolare. Ma Macron sceglie di privilegiare altri consensi. Quello del ‘Medef’, la Confindustria francese, il cui presidente, Patrick Martin, si è detto «rassicurato» per il niet del presidente all’ipotesi di un governo guidato dalla candidata della sinistra Lucie Castets, sospettata di voler ‘disfare’ tutta la politica pro-business degli ultimi sette anni.

Eliseo: gli invitati e gli esclusi

Il secondo round delle consultazioni, ieri, è stato decisamente modesto. All’Eliseo prima i rappresentanti del gruppo Liot (oltremare e territori), con sempre più forte voglia di dire addio a Parigi. Poi il ‘MoDem’, la politica di casa, coalizione macronista. Oggi dovrebbero presentarsi i ‘Républicains’, i vecchi gollisti in frantumi, che parlano di un «patto legislativo» non precisato, sperando di sopravvivere per le presidenziali 2027. ‘Politichetta’ solo da telegiornali obbedienti, senza valore reale. Mistero sugli inviti delle consultazioni. Nessuna certezza per gli ex presidenti François Hollande e Nicolas Sarkozy, come sulle «personalità che si sono distinte al servizio dello stato» evocate alla vigilia da Macron. Circolano voci su possibili candidati, soprattutto personalità tecniche (come Didier Migaud, già presidente della commissione finanza dell’Assemblée Nationale dal 2007 al 2010 e poi primo presidente della Corte dei Conti).

Litigi socialisti e Hollande proporzionale

L’opposizione interna al segretario socialista Olivier Faure, ha contestato il rifiuto di partecipare alle consultazioni, sulla scia della ‘France Insoumise’. Il portavoce del Ps, Pierre Jouvet, ha spiegato l’assenza dei socialisti ai cortei del 7 settembre: «Inquieto per le scelte di Macron della vigilia, che ha chiuso la porta a un governo a guida Lucie Castets. Ma ci sono altre cose da fare più che una manifestazione». Il cosa, non detto. Mentre i parlamentari socialisti a stragrande maggioranza sono a favore della «sfiducia a qualsiasi governo che prolunghi la politica del presidente Macron». Ora bl’ex presidente François Hollande ha fatto sapere che una riforma che introduce il proporzionale puro, potrebbe essere un punto di intesa, e lo sganciamento dei socialisti dall’alleanza con la ‘France Insoumise’, che è uno degli obiettivi di Macron.

Se la politica inciampa l’economia va peggio

Intanto il governo dimissionario di Gabriel Attal, decide 10 miliardi di economie ed di entrate straordinarie per contenere un disavanzo di quest’anno al 5,1% dopo la voragine dell’anno scorso, con un 5,5% ad allarmare le agenzie di rating e tutto il mondo finanziario. Da tempo, il debito pubblico francese ha superato il 110% del Pil e dei 3mila miliardi. Un dato superiore dunque a quello dell’Italia. E il ministro dell’economia Le Maire, «che non nasconde di pensare ancora all’Eliseo -precisa Daniele Zappalà su Avvenire-, ha cercato di rassicurare i mercati con delle ‘pulizie eccezionali’ in extremis.  5 miliardi in meno di spese ministeriali. Enti locali, taglio di 2 miliardi. E una tassa per le compagnie del comparto energetico, a recuperare altri 3 miliardi, anche occorrerà prima un voto in Parlamento.

Francia severa con gli altri tra i “pessimi” Ue

Di fatto è in gioco la credibilità di un Paese finito ormai nella cerchia ‘carrivi’ sul fronte europeo del rigore finanziario. Per uno Stato in piena crisi politica e senza un governo davvero attivo, una ‘pessima’ situazione. «Tanto più se si considera l’annosa abitudine di Parigi di formulare giudizi verso altre cancellerie considerate non in linea con le regole europee». ‘Atterraggio’ di settembre, dopo le settimane illusorie delle Olimpiadi, potrebbe innescare una catena catastrofica di eventi: tensione politica a crescere, ulteriore indebolimento di Macron, e nuovi possibili verdetti negativi da parte delle temute agenzie di rating, con Fitch e Standard & Poor’s, che già aveva abbassato la classifica Paese.

“Ora l’estrema incertezza politica, dopo le elezioni legislative che hanno trasformato la realizzazione di una maggioranza in un rompicapo mai visto prima sotto la Quinta Repubblica. Rompicapo mal gestito da un Macron a sua volta in forte debito di credibilità.”

 

Articolo a firma Rem, dalla redazione di

28 Agosto 2024