Ricordare Libero Grassi a 33 anni dal suo omicidio è ricordare chi lotta ogni giorno contro la mafia

DI SEBASTIANO ARDITA

 

Sono già 33 anni senza Libero Grassi, il commerciante ucciso a Palermo da Cosa nostra perché non voleva pagare il pizzo.
“Volevo avvertire il nostro ignoto estortore di risparmiare le telefonate dal tono minaccioso e le spese per l’acquisto di micce, bombe e proiettili, in quanto non siamo disponibili a dare contributi e ci siamo messi sotto la protezione della polizia.”
Aveva scritto queste parole sul giornale e poi aveva aveva denunciato i suoi estorsori che vennero arrestati.
Prima di morire aveva espresso l’amarezza per le incoerenze dello Stato nella lotta alle estorsioni ed alla mafia e denunciò la mancanza di sostegno di una associazione di categoria.
E poi – quando era rimasto solo – avvenne il suo terribile omicidio che sarebbe servito per spezzare la resistenza di chi si opponeva al pizzo.
Da quel giorno Libero Grassi è divenuto simbolo della lotta alle estorsioni e cosa nostra, a causa della rivolta di molti commercianti che avevano iniziato a denunciare, aveva dovuto spesso rinunciare al “pizzo“ .
Oggi è da tempo, come avviene in molti settori, si è tornati indietro. Ed è per questo che dobbiamo ricordare l’eroismo di libero Grassi e al tempo stesso lavorare perché non si abbassi la tensione rispetto alle pretese estorsive di cosa nostra.
Solo così si può evitare che Libero Grassi sia morto invano.
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Sebastiano Ardita