Perché la pace in Ucraina è ancora lontana

DI MASSIMO NAVA

REDAZIONE

 

Dalla redazione di REMOCONTRO –

 

«Sopravvivenza, stallo, collasso. In un algoritmo su oltre due anni di guerra in Ucraina, risulterebbero queste le parole più usate dagli analisti» leggiamo sul Corriere della Sera. E Massimo Nava sostiene che non è difficile capirne perché.
«Non vedremo mai una sconfitta totale dell’Ucraina né della Russia. E ovviamente nessuno potrà pensare di sbandierare una vittoria al proprio popolo ferito e sofferente».

Sopravvivenza, stallo, collasso

È un’evidenza che soltanto ciechi e propagandisti messianici non vedono, così come non vedono il rischio sempre più alto di uno scontro Nato/Russia dalle conseguenze imprevedibili. Immaginare un dopo guerra, allo stato attuale del conflitto sul campo, significa ragionare su tempi lunghi e su condizioni che al momento appaiono irrealizzabili.

I conti con la realtà

L’Ucraina ha perso circa un quinto del territorio, ha quasi sei milioni di rifugiati all’estero, ha un tasso di natalità bassissimo e conta oggi circa 38 milioni di abitanti, una decina di milioni in meno rispetto all’anno dell’indipendenza (1991). È un Paese distrutto, i cui danni di guerra ammontano a oltre 500 miliardi di dollari che, al momento, nessuno sa bene come saranno finanziati. Organismi internazionali, multinazionali del settore agroalimentare e fondi privati stanno facendo conti su ciò che resta del territorio sovrano, non sull’ improbabile riconquista di sovranità delle provincie occupate dai russi.

Contorta strategia occidentale

L’Occidente – Usa e Ue – perseguono una strategia contorta, che consiste nell’ aiutare l’Ucraina a non perdere e a non collassare, inviando armi e aiuti limitati e insufficienti, senza forzare la situazione per evitare un’escalation del conflitto con la Russia. Di questo sono consapevoli gli stessi ucraini, ma si fa finta che Kiev possa ancora vincere, mentre l’obiettivo è che riesca a sopravvivere come Stato indipendente, ridotto ma collegato all’Occidente. Un Occidente che le apra, su tempi indefiniti, le porte della Ue e della Nato.

“Nessuno vuole fare i conti con il fatto che a principi eticamente nobili (la condanna dell’aggressione russa e della violazione di confini statuali) non potranno corrispondere risultati politici auspicati. Salvo essere in grado di costruire coalizioni del genere Russia/America contro il Terzo Reich.”

Problemi anche per la Russia

Quanto alla Russia, l’andamento della guerra è altrettanto catastrofico, salvo consolarsi con la probabile irreversibilità (comunque non riconosciuta da nessuno) della sovranità su Crimea e Donbass. Il bilancio è altamente negativo: enormi costi umani ed economici della macchina bellica per mantenere un livello superiore alla resistenza ucraina, isolamento culturale e sanzioni internazionali, scivolamento verso la dipendenza economica dalla Cina e condanna a un ruolo irrilevante sulla geopolitica asiatica, allargamento della Nato ai propri confini, rafforzamento irreversibile del nazionalismo ucraino (che umilia persino Puskin) e dell’abbraccio Ucraina-Occidente, ovvero esattamente il contrario degli obbiettivi iniziali del Cremlino. Anche perché l’Ucraina non è entrata nella Nato, ma la Nato in modo surrettizio è dentro l’Ucraina.

Lotta per la sopravvivenza a due

È però illusorio immaginare la sconfitta della Russia e il ritiro unilaterale dal teatro di guerra. Il fallimento dell’ “operazione speciale” costringe paradossalmente il Cremlino a perseguire i propri obbiettivi poiché anche la Russia, in modo speculare, lotta per la propria sopravvivenza: non come nazione, ma come grande potenza minacciata e militarmente accerchiata. Ad oggi, l’economia russa si regge sulla macchina militare, sull’aggiramento delle sanzioni e sulle esportazioni di gas verso l’Asia, ma a prezzi ridotti. Se il Cremlino volesse, o fosse costretto, ad abbandonare questa strada, si calcola che ci vorranno anni per riconvertire il sistema economico e scongiurare l’abbraccio della Cina.

Spettatori interessati Cina e Stati Uniti

In pratica, la guerra russo/ucraina si riduce a termini come stallo, collasso, sopravvivenza, attribuibili in modo ambivalente alle parti in causa. Spettatori interessati, Cina e Stati Uniti, le due superpotenze che, comunque vada a finire, hanno già vinto.

“Pechino sta traendo il massimo profitto geopolitico ed economico senza nemmeno sporcarsi le mani. Washington ha ridotto a quasi nulla i corridoi energetici e le relazioni economiche Ue-Russia, ha allargato la Nato ad Est, fino ai confini con la Russia e svuotato i magazzini di armi inviate a credito a Kiev e ai Paesi europei. L’Europa, divisa e miope, invasa da profughi ucraini e recriminazioni russe, aspetta soltanto di pagare il conto.”

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Articolo di Massimo Nava, dalla redazione di
2 Settembre 2024