Harris VS Trump

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

Sulla sfida Harris contro Trump, come ti schieri?
È una domanda, tanto banale quanto ricorrente nelle chiacchierate da bar.
Qui, da una delle colonie americane in Europa, la risposta prevalente è che se vincesse Trump si passerebbe semplicemente dalla padella alla brace.
Nel 1960 fu chiesto al presidente cubano Fidel Castro quale candidato avrebbe preferito fra Kennedy o Nixon? Fra un democratico e un repubblicano.
Castro rispose: “È impossibile paragonare due scarpe indossate dalla stessa persona. L’America è governata da un partito unico: il Partito Sionista, che ha due ali.
L’ala repubblicana che rappresenta la linea dura del potere sionista e l’ala democratica che rappresenta la linea morbida del potere sionista.
Non c’è differenza negli obiettivi e nelle strategie, sono i mezzi e gli strumenti che differiscono leggermente”.
60 anni dopo non è cambiato niente di niente. Anzi. La complicità della Casa Bianca nel genocidio in atto a Gaza è la prova provata.
Ecco in politica estera Harris e Trump sono le due facce della stessa medaglia. E per chi ha cuore la causa palestinese Trump è addirittura il peggio del peggio.
Il suo mandato ha segnato più di una svolta tragica per il popolo palestinese.
A partire dal riconoscimento di Gerusalemme come capitale d’Israele. Seguita dal trasferimento epocale dell’ambasciata americana da Tel Aviv a Gerusalemme.
Ma soprattutto a cambiare è stato l’approccio degli USA sugli insediamenti israeliani in Cisgiordania, che diventa di totale supporto.
Nel novembre 2019, il segretario di Stato Mike Pompeo annuncia, urbi et orbi, che gli Stati Uniti non considerano più le colonie in Cisgiordania “di per sé” incompatibili con il diritto internazionale. Da quel momento i coloni godranno della massima copertura criminale.
Disse di se stesso: “Nessun presidente ha fatto di più per Israele di me.”
La complicità di Trump è anche un affare di famiglia. La figlia Ivanka sposa Jared Kushner, imprenditore, politico, rampollo di una famiglia di immobiliaristi ebrei del New Jersey. Ivanka, prima delle nozze, si converte al giudaismo.
Trump ricambia. Lo nomina senior advisor alla Casa Bianca come principale consigliere per il Medio Oriente. Kushner media per l’amministrazione del suocero gli accordi di Abramo per la normalizzazione dei rapporti tra Israele e i Paesi del Golfo.
Il rampollo trasuda sionismo da tutti i pori. Come testimoniano le sue dichiarazioni in un intervento alla Harvard University.
La realizzazione di uno stato palestinese? “È un’idea superbamente cattiva che essenzialmente sarebbe un premio per un’azione terroristica”.
È senza giri di parole per la pulizia etnica. Ritiene infatti che gli israeliani dovrebbero trasferire i civili palestinesi di Gaza in un’area del deserto del Negev.
Su Trump gira la bufala che è l’unico presidente che non ha mai fatto la guerra e che con lui non si fanno le guerre.
Aprile del 2017, tre mesi dopo il suo ingresso alla Casa Bianca, ordina il lancio di 59 missili Tomahawk contro il territorio siriano controllato dall’esercito di Assad.
Poco più di un anno dopo, il 14 aprile del 2018, un nuovo raid, stavolta con 105 missili. Centinaia di vittime. Tutte e due le “incursioni” verranno condannate dal Segretario generale dell’Onu.
Il 3 gennaio 2020 raid Usa a Baghdad. Muore il generale iraniano Soleimani. Si rischia la guerra.
In una delle sue carnevalesche uscite dichiara che lui da presidente avrebbe bombardato Mosca per l’invasione dell’Ucraina e che non esiterebbe a farlo con la Cina se attaccasse Taiwan.
Alla faccia dell’isolazionista.
Quest’uomo è un bandito senza scrupoli. Il dramma è che la Harris, in politika estera, è un’altra criminale. Solo meno sguaiata.
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Alfredo Facchini