Latina, città fantasma

DI FERDINANDO TRIPODI

Una delle tante domeniche pomeriggio, decido di fare due passi a Latina, Piazza del Popolo.

Completamente abbandonata a se stessa in un deserto socio – culturale – ambientale mai vissuto prima di questa pseudo ”rinascita” che per adesso vive un aborto terapeutico ad opera del Team amministrativo del Sindaco Matilde Celentano.

In questo deserto chi soffre di più sono i giovani, in particolare quelli portatori di valori, educati secondo i canoni del vivere civile e del rispetto di se stessi e degli altri.

Giovani segregati in casa o costretti a fuggire via, lontano o chi non può sceglie comunque le città vicine dove si respira aria di vita.

Il perché è visibile a tutti.
Vivono in una comunità priva di centri di aggregazione, ludici e di svago.

All’orizzonte purtroppo da parte di questa amministrazione nulla c’è a livello di proposte per ribaltare questa situazione, e ciò certo non ci rasserena.

Possibile che nessuno si accorga di niente?
La questione, purtroppo, è culturale, di cultura dell’amministrazione ed è drammaticamente trasversale, agli enti pubblici, alle forze politiche attuali.

Bisognerebbe ricominciare da questo, dalla ricostruzione del senso delle istituzioni come portatrici dell’interesse pubblico. Senza un’amministrazione efficiente, attenta anche alle piccole cose, non c’è intervento, ordinario o straordinario, che possa restituire una prospettiva a questa città.

Al Sindaco Matilde Celentano oggi chiederei perché, perché ha escluso i giovani dalla Sua amministrazione?
Perché ci ha considerati solo in campagna elettorale?
Che fine hanno fatto le tante deleghe importanti che ha mantenuto e perché non vengono “utilizzate?”

Domande che via telefono non posso rivolgere essendo stato addirittura “bloccato” dal primo cittadino. Ovviamente azione adolescenziale, ma questa è un’altra storia…

Che dire, speriamo in un futuro migliore naturalmente, ma, nel frattempo, se passate da Piazza del Popolo, guardatevi intorno ed ascoltate il silenzio assordante.

Alle prossime amministrative, perché arriveranno prima o poi, quel silenzio non lo dimenticheremo.

Ferdinando Tripodi