Ossimoro

DI MARIO PIAZZA

Mario Piazza

 

Si chiama così l’unione di due termini contrastanti tra loro, come ad esempio la “insostenibile leggerezza” che ha reso famoso Milan Kundera.
I vari tormentoni che il governo ha imposto negli ultimi due anni come patria, famiglia e altra paccottiglia a buon mercato, ne comprendono uno gigantesco che neppure la spavalda Giorgia ha la sfrontatezza di esprimere con chiarezza quando parla con rabbia della “egemonia culturale della sinistra”, contrabbandando l’idea che ne possa esistere una alternativa, ovviamente di destra.
Ecco, l’unione delle parole cultura e destra è un ossimoro e non mi riferisco ai macchiettistici strafalcioni di Lollobrigida o Sangiuliano o Santanchè. Penso a personaggi intelligenti, colti e capaci di esprimersi come Sgarbi, Barbareschi e Rampini. Ce ne sono altri ma fortunatamente l’elenco è abbastanza breve, togliendo il cellophane si potrebbero scrivere tutti su un pacchetto di sigarette.
Uno storico dell’arte, un attore e un giornalista bravi nei loro mestieri ma venduti a una politica che per stare in piedi non può permettersi il lusso della cultura, una politica che si afferma con il suo esatto contrario e cioè con la distorsione della realtà. Un esempio per tutti ce lo fornisce Federico Rampini con lo spot promozionale del suo ultimo libro quando dice testualmente “Miliardi di esseri umani cinesi indiani africani sudamericani sono vivi oggi grazie a noi! Alla nostra agronomia occidentale! Alla scienza medica occidentale! Ai vaccini, all’istruzione di massa occidentale! Tutto questo lo abbiamo inventato noi”, roba da cacciarlo a pedate da qualsiasi luogo abbia minimamente a che fare con la Cultura.
Qualcuno che le vuole bene lo dica a Giorgia prima che si sbilanci troppo, la Cultura non ha nulla a che vedere con le poltrone ad essa collegate delle quali il governo si sta impossessando a suon di legnate.
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Mario Piazza