Altro che record! Tutte le zone d’ombra sul lavoro

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Giorgio Velardi dalla redazione del giornale LA NOTIZIA – 

Per la maggioranza il mercato del lavoro viaggia a vele spiegate, ma in realtà anche sul fronte dell’occupazione ci sono molte zone d’ombra.

Altro che record! Tutte le zone d’ombra sul lavoro

Il mercato del lavoro viaggia a vele spiegate come raccontano maggioranza e governo? Di fronte a un Paese in cui nel 2023 il Pil è cresciuto meno dell’1% (e che quest’anno rischia di ripetersi) e a una produzione industriale in calo da 18 mesi consecutivi, anche sul fronte dell’occupazione ci sono molte zone d’ombra. Ecco le principali.:

  1. Salari sempre più giù. Gira che ti rigira, il nodo è sempre quello: gli stipendi da fame. Il governo parla di “cambio di passo sui salari” ma i numeri dicono il contrario. Fra il 2020 e il 2023 il delta tra l’inflazione cumulata e la crescita delle retribuzioni per effetto dei rinnovi contrattuali è stato del 6%. Il taglio del cuneo fiscale non basta: in un Paese in cui il 56% degli occupati lavora nei servizi e 5,7 milioni di dipendenti guadagnano in media meno di 11mila euro lordi l’anno, fissare un salario minimo orario per legge aiuterebbe. Ma FdI, Lega e Forza Italia continuano a opporsi.
  2. Calano le ore. Che non siano tutte rose e fiori lo dimostra anche il fatto che nel II trimestre di quest’anno sono diminuite le ore lavorate: -0,2% rispetto ai tre mesi precedenti. Il calo è stato più marcato nell’agricoltura (-3,3%) e nell’industria (-0,7%). Non a caso, in confronto a un anno fa, nei primi sette mesi del 2024 c’è stato un aumento del 20,12% della cassa integrazione. Quella ordinaria ha fatto addirittura segnare un +44,08%. Fino a 3 mesi di assenza dal lavoro, i cassintegrati vengono conteggiati tra gli occupati. Altro che record.
  3. Costretti al part-time. Un’altra piaga si chiama part-time involontario. Per il 53% degli occupati a tempo parziale tale condizione è imposta. In Germania sono solo il 6%. Si tratta di un fenomeno che colpisce maggiormente le donne, soprattutto se giovani o impiegate in professioni non qualificate. Hai voglia a parlare di natalità.
  4. Crescono gli inattivi. A luglio è aumentato il numero di coloro che non studiano né lavorano, i cosiddetti inattivi: +73mila unità. Non essendo classificati né come occupati né come in cerca di occupazione, a un loro aumento corrisponde un calo della disoccupazione. Insomma: un effetto ottico. Al contempo, siamo fanalino di coda in Europa per neodiplomati e neolaureati con un’occupazione. Ciò è l’emblema del fallimento delle politiche attive del lavoro, su cui la destra non ha impresso alcuna svolta.
  5. Cercasi sicurezza. Da ultimo, ma non meno importante, c’è il tema della sicurezza. Fra gennaio e luglio sono morte sul lavoro 577 persone, +3,2% rispetto al 2023. Malgrado ciò, con i provvedimenti varati di recente il governo ha “allentato” le verifiche. Con la cosiddetta lista di conformità si è stabilito che chi è stato controllato dagli ispettori non deve essere più visitato per un anno. “Non disturbare chi vuole fare” sì, ma non così.

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Dalla redazione del giornale
25 Settembre 2024