Mauro, l’uomo vestito di bianco

DI ALFREDO FACCHINI

Alfredo Facchini

 

“Era l’uomo vestito di bianco, tante vite vissute nella sua seppur breve vita, ucciso dalla mafia di Valderice per mettere fine alle sue denunce contro la mafia”.
Piero Impastato va dritto al punto, lui che dieci anni prima ha perduto suo cugino per mano di Cosa Nostra.
Quell’uomo vestito di bianco era Mauro Rostagno, con tante vite appassionate alle spalle.
Nato e cresciuto a Torino, il curriculum di Rostagno ha tante facce: leader studentesco del ’68 a Trento, tra i fondatori di Lotta Continua, animatore a Milano del Macondo, centro sociale ante litteram, un’esperienza spirituale in India, il ritorno in Italia, l’apertura a Trapani di Saman, una comunità terapeutica per tossicodipendenti.
Da giornalista scrive di “quella montagna di merda che è la mafia”. Poi porta le sue denunce su RTC, una piccola emittente tv.
Ci mette la faccia, non si tira mai indietro conducendo inchieste giornalistiche “che varcavano certi santuari”. Cosa Nostra decide allora di chiudergli la bocca, come fece con Peppino Impastato.
Come si legge nella sentenza di primo grado, l’obiettivo dell’omicidio era “mettere a tacere per sempre quella voce che come un tarlo insidiava e minava la sicurezza degli affari e le trame collusive delle cosche con altri ambienti di potere”.
Il riferimento è a quella rete di relazioni pericolose, fatte di intese e scambi di favori reciproci e protezioni. “Traffici che coinvolgono pezzi di apparati militari e di sicurezza dello Stato, all’insaputa dei vertici militari e istituzionali o dei responsabili politici”.
Nella sentenza del 2018, i giudici scrivono che Rostagno “creava fastidio al boss Agate allo stesso modo con il quale Peppino Impastato aveva infastidito Gaetano Badalamenti: vale a dire al punto da indurlo a decretarne la sua soppressione”.
Rostagno diceva spesso che a Trapani c’erano due vie: o “decidi di non rischiare, di non sfidare il vento. Ti poti, diventi un alberello tranquillo, tranquillo, pochi rami, poche foglie. Appena l’indispensabile. Oppure te ne fotti, cresci e ti allarghi. Vivi. Rischi”.
Rostagno viene ucciso la sera del 26 settembre 1988. Aveva 46 anni. Mauro aveva appena lasciato la redazione di Radio Tele Cine (RTC) quando i killer mafiosi gli tendono un agguato, a poca distanza dalla Comunità terapeutica “Saman”, a Lenzi di Valderice (Trapani).
È a bordo della sua Fiat Duna in compagnia della collaboratrice Monica Serra, quando intorno alle ore 20 viene raggiunto alle spalle e alla testa da due colpi di fucile semiautomatico calibro 12 e, ancora alla testa, da due colpi di pistola calibro 38.
Per Rostagno, come per altri delitti, sono rimasti ignoti i mandanti esterni a Cosa nostra.
È bene ricordare che in quegli anni sullo scenario siciliano si muovono mafiosi, massoni e 007. A Trapani si annida il Centro Scorpione, una base Gladio. Circostanza che non sfugge alle inchieste di Rostagno sui traffici di eroina e armi.
L’iter giudiziario è stato intossicato da piste fantasiose, veri e propri depistaggi, basti pensare a Chicca Roveri, la compagna di Mauro, finita perfino in carcere: secondo l’allora procuratore di Trapani, Rostagno era stato ucciso dagli ex di “Lotta continua”, con la complicità di Chicca Roveri, per impedire che rivelasse segreti scomodi al processo contro Adriano Sofri e i presunti assassini del commissario Calabresi.
Alla fine la Cassazione ha confermato l’ergastolo per il boss Vincenzo Virga, accusato di essere il mandante dell’uccisione di Rostagno, su input del padre di Matteo Messina Denaro, “Don Ciccio” capo mandamento della cosca di Castelvetrano, che definì Mauro una “camurria”, un rompicoglioni.
Assolto invece il presunto killer, Vito Mazzara, già in carcere per altri ergastoli, come quello per l’omicidio del poliziotto penitenziario Giuseppe Montalto.
“Facciamo tutto, tutto e il contrario di tutto, il rovescio di tutto, il bianco e il nero…. perché noi non vogliamo trovare un posto in questa società, ma creare una società in cui valga la pena trovare un posto”. Parola di Mauro.
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Alfredo Facchini