La revenge di Bruno Vespa

DI GIOACCHINO MUSUMECI

Gioacchino Musumeci

 

Sono troppo divertito, Bruno Vespa ha il pungiglione avvelenato perché alla celebrazione del 100esimo anno della radio e i 70 della televisione il suo programma non è stato nemmeno “sfiorato” di striscio.
E’ incredibile che l’Istituto Luce meloniano non abbia riconosciuto i meriti del santo patrono dei protettori del potente di turno. Eppure nella sua carriera Vespa, altrimenti detto dalmata del piccolo schermo, di suole ne ha lucidate parecchie; ha manifestato un talento eccezionale nell’adattarsi all’ambiente che lo circonda.
Vespa, famoso “mutaforma”, è stato capace di celebrare virtù inesistenti di chiunque glielo chiedesse dai palazzi, soprattutto Chigi. Ma il superlavoro di “lecchinaggio” perpetuo non ha sortito gli effetti sperati e alla celebrazione Rai il programma di Vespa è stato ignorato. Mi chiedo se si possa pugnalare in questo modo un volto storico dell’informazione, si fa per dire, italiana.
Alla cerimonia per esempio sono stati ricordati “Tv 7” di Sergio Zavoli, “Mixer” di Minoli, “Quark” di Piero Angela ma nessuna menzione di Porta a Porta. “Che rabbia Bruno, te lo dico, ho il “cuore infranto”, un esemplare raro come te andrebbe protetto per sempre e non ignorato.”
Vespa, imbufalito, ha spiccato il volo dal palazzo dei congressi a Roma e non si sa dove sia atterrato, di lui si legge una lamentela: “Cambiano le stagioni ma l’anima profonda della Rai resta sempre dalla stessa parte”. Come se per Vespa qualsiasi parte non vada bene. L’amarezza criptica, si fa per dire, del giornalista lecchino brutale è toccante, quasi fantozziana. Forse che i suoi servigi non siano più graditi al regime? Lo escluderei.
Con questo spero che l’umile zerbino, a cui auguro tacchi e suole d’ogni sorta addosso, non venga abbandonato nei corridoi di Viale Mazzini e che il suo programma continui a intossicare i cittadini per oscurare più di prima l’universo dell’informazione.
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Gioacchino Musumeci