Crosetto: l’antisemitismo con l’attacco a Gaza non c’entra nulla

DI SALVATORE GRANATA

 

“Oggi, ho chiamato il presidente dell’Unione delle comunità ebraiche italiane, Noemi Di Segni, e l’ho ringraziata per le sue parole di vicinanza ai militari italiani e alla missione Unifil in Libano, ma anche per le sue parole di riconoscenza al governo italiano per l’impegno sulla sicurezza dei suoi cittadini in Italia e all’estero. Le ho anche assicurato che la mia ferma e durissima condanna di quanto è accaduto contro il contingente Unifil in Libano non sarà mai disgiunta dalla costante azione mia, della Difesa e dell’intero governo contro ogni rigurgito di antisemitismo, sia palese che strisciante”.
Questo sono le parole di Guido Crosetto su X.
Questo è il pensiero di “parenti d’italia”, di tutto il centrodestra, del PD, di Renzi, Calenda e dei giornali di regime.
Un pensiero ipocrita, di sottomissione etico-culturale-politica nei confronti di Israele e Usa.
In primis perché il ministro della difesa non ha parlato con la Di Segni dei 45mila innocenti palestinesi massacrati da Israele.
In secundis perché non è stato in grado di difendere nemmeno i suoi connazionali. Anzi, ha semplicemente ribadito la vicinanza dell’esecutivo Meloni al governo di un criminale, non solidarietà alla parte pacifista, sana e intellettualmente onesta degli ebrei (neanche un giorno fa aveva definito gli attacchi alle basi italiane Unifil in Libano “crimini di guerra”).
Servi. Niente di più.
Pronti a svendere il proprio popolo, la propria nazione (vedi Mps, Poste e Ferrovie) e la propria dignità alla massoneria israelo-statunitenese, agli imprenditori di armi, ai banchieri e ai fondi speculativi americani e arabi.
Caro Crosetto, l’antisemitismo con l’attacco a Gaza non c’entra nulla. NULLA.
In tantissimi condanniamo i crimini del fascismo, a differenza tua e dei tuoi colleghi che provenite da quella tragedia storica e da quella tradizione.
A Gaza la Storia è un’altra e si sviluppa soprattutto dopo la Seconda Guerra Mondiale, dove un popolo prima martoriato, spalleggiato dagli americani, ha intrapreso la strada di un nazionalismo fanatico, pronto a calpestare la dignità di altri popoli e a occupare territori non suoi.
Quindi non solo servi. Ma anche complici.
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Salvatore Granata