Il Governo legalizza la disumanità verso persone immigrate: tutto ciò c’è da sapere

DA REDAZIONE

REDAZIONE

 

Dal Blog KAIROS di IACOPO MELIO

Cosa dicono Sea-Watch e Amnesty riguardo i centri del Protocollo Italia-Albania che vìola diritti e dignità –

ottobre 16, 2024 – 

Partiamo da un punto fermo e inconfutabile: in Italia non c’è nessuna “invasione” di migranti. E questo ce lo dicono i numeri, senza troppi giri di parole, basti pensare ad esempio che nel 2022 è sbarcato 1/3 delle persone immigrate nel 2017:

Ho poi trovato questo disegnino carino che sebbene risalga al 2016 non si discosta molto dalla situazione attuale:

Premessa questa verità (purtroppo, ancora oggi, non scontata vista l’ignoranza sulla quale si fonda il populismo), il nostro Governo ha ormai presentato all’opinione pubblica quello che ritiene essere la soluzione al “problema dell’invasione”, sebbene non esistendo il problema non dovrebbe esistere nemmeno una sua soluzione, eppure non solo quest’ultima è concreta ma perfino disumana.

Con il piano del “Protocollo Italia-Albania”, firmato nel novembre 2023, si parla infatti di strutture costruite in fretta, tra ritardi e appalti assegnati senza gare (lo dichiara anche l’ONG Sea-Watch), che costeranno agli italiani centinaia di milioni di euro (per la precisione 653 milioni per 5 anni).

Casine sul modello dei CPR italiani già ampiamente criticati, perché sappiamo bene quanto di case abbiano ben poco: strutture fatiscenti, grandi pochissimi metri quadri dove a volte sono stipate oltre quattro persone su letti a castello e senza un bagno o armadi personali, il tutto gestito da cooperative corrotte che, per risparmiare, nutrono le persone internate con del cibo avariato, che tra violenze psicofisiche e sedativi vengono istigate al suicidio perché, diciamolo pure, meno sono e meno problemi, impegni e costi si hanno… No?

Ecco dunque cos’è il piano di questo Governo secondo la stessa Sea-Watch e altre organizzazioni umanitarie che si occupano di soccorrere migranti nel Mediterraneo: (cito) la legalizzazione di veri e propri “lager” costruiti a centinaia di chilometri di distanza, lontano dagli occhi del popolo italianoal momento nelle strutture di Shengjin e Gjader (sul suolo albanese, appunto, ma ricordo essere sotto giurisdizione italiana ed europea).

L’hotspot costruito dal governo italiano al porto di Shengjin, in Albania (Foto di Vlasov Sulaj)

Nel dettaglio:

In questi centri albanesi finiranno principalmente persone soccorse in acque internazionali da mezzi delle autorità italiane. La loro funzione sarà quella di hotspot (prima accoglienza) e centri per il rimpatrio.

Non è chiaro il numero di persone che queste strutture ospiteranno:

  • 3.000 al mese secondo il Governo;
  • 3.000 contemporaneamente al massimo secondo il testo del Protocollo stesso;
  • 1.024 contemporaneamente al massimo secondo i documenti del Ministero dell’Interno.

Già questo farebbe ridere, ma purtroppo la situazione è drammatica: nonostante il Ministro Tajani abbia escluso la possibilità di inserire persone vulnerabili, nel Protocollo e nella Legge di ratifica non c’è alcun riferimento a questo, dunque non sembrano esserci impedimenti al trattenimento, almeno nei centri di prima accoglienza, anche di soggetti minori (che secondo UNHCR costituiscono oltre il 40% delle persone sfollate e apolidi).

Tutta la gestione dell’accoglienza appare poi complessa, per non dire assurda, dal momento che il Governo ha dichiarato che in Albania potranno essere portate solo persone provenienti da Paesi considerati “sicuri” e che non si trovino in una condizione di vulnerabilità, per poi essere trasferite in Italia.

Questo perché l’obiettivo “spacciato” sarebbe quello di contrastare il traffico di esseri umani e prevenire i flussi migratori, accogliendo “solo chi ha davvero diritto” (non si sa come e in base a cosa, dato che anche individuare persone con bisogni speciali, come minori o vittime di tratta, sarà difficoltoso), di fatto però questo provvedimento vuole impedire l’accesso al territorio europeo, in modo da eludere l’applicazione del Diritto internazionale e del Diritto europeo in materia di protezione e asilo: una misura punitiva e di contenimento difficilmente praticabile, che non farà altro che incrementare la sofferenza delle persone migranti e incidere negativamente sull’esercizio dei loro diritti e sul loro benessere.

Le persone richiedenti asilo, infatti, potrebbero essere sottoposte a detenzione automatica e prolungata (proibita dal diritto internazionale) e ad altre violazioni dei diritti umani in un Paese al di fuori del controllo delle autorità giudiziarie italiane. Inoltre richiedere asilo o fare appello contro la detenzione sarà più difficile in Albania, non solo perché l’accesso all’assistenza legale o a un avvocato di propria scelta sarà limitato, ma anche perché tutte le procedure dovranno essere fatte online.

Tutto ciò è stato affidato alla cooperativa Medihospes, aggiudicataria dell’appalto che già gestisce circa il 78% dei posti disponibili nei centri di accoglienza della città metropolitana di Roma. Insomma, si tratta di una situazione di quasi monopolio che, secondo il report condotto da ActionAid “Centri d’Italia” del 2022, “indebolisce la capacità di controllo e l’autonomia di scelta delle amministrazioni pubbliche”.

Tra l’altro questa cooperativa è già stata al centro di inchieste giornalistiche per aver condiviso sedi e iniziative promozionali con il gruppo La Cascina, coinvolta nell’inchiesta Mafia Capitale, e per violazione dei diritti dei migranti nella gestione di un altro centro di accoglienza nel foggiano. Vi lascio un approfondimento al riguardo qui.

Oltre ai 30 milioni complessivi, ci sono costi aggiuntivi tra i quali:

  • 7,7 milioni per assicurazioni sanitarie per operatori italiani all’estero;
  • 95 milioni per noleggio imbarcazioni;
  • 252 milioni per trasferte dei funzionari ministeriali.

Ah, giusto, a proposito delle imbarcazioni utilizzate: assegnare alle navi militari italiane un porto distante limita le capacità di soccorso in mare, con prevedibili ripercussioni sulla salute fisica e mentale delle persone soccorse che saranno costrette a molti giorni di navigazione, violando inoltre le norme internazionali che come ormai purtroppo abbiamo imparato impongono lo sbarco nel porto sicuro più vicino.


E così la verità è ancora una volta taciuta, manipolata e distorta. A tal proposito vi lascio un articolo di Amnesty che approfondisce in cosa l’Italia sta violando i diritti umani.

Tra l’altro, come riporta Repubblica, la prima nave della Marina militare “Libra” è salpata verso l’Albania con soltanto sedici persone a bordo tra egiziani e bengalesi, quando nei suoi 80 metri avrebbe potuto caricare fino a circa 200 passeggeri (più 80 marinai): due giorni di viaggio tra Lampedusa e Shengjin che potrebbero costare tra i 250 mila e i 290 mila euro. Ripeto, per sedici persone. Sarà forse questo il famoso “taglio delle spese inutili”? Oppure la loro efficiente “difesa dei confini italiani”?

Karl Marx diceva che «La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia e la seconda come farsa». Considerando che tutti questi soldi pubblici potrebbero essere investiti per organizzare in modo più efficiente la gestione dell’immigrazione, ad esempio per la cura e il potenziamento delle strutture già esistenti e per l’integrazione sociale in primis, a quanto pare ci troviamo di fronte a entrambi i casi: tragedia e farsa. Con la loro solita nostalgia dei tempi bui, anzi neri, che furono (e, aggiungo, la memoria un po’ corta del Governo albanese che si è prestato a tutto questo scempio di deportazione).

.

 

Dal suo blog KAIROS, ottobre 16, 2024