Realismo capitalista (non è ancora reato parlarne…)

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Antonio Cipriani dalla redazione di REMOCONTRO –

Non è ancora reato affrontare il tema del realismo capitalista. Ma se parli con franchezza e scrivi con franchezza perdi lettori. In parte per l’algoritmo al quale abbiamo affidato le nostre vite, le scelte commerciali e anche il fatto di esserci trasformati in merci noi stessi, da vendere e comprare per il miglior offerente: se scrivi qualcosa di fastidioso, sparisci, codici segreti stabiliscono i vincoli del pensiero, ciò che serve a far funzionare il sistema e ciò che deve finire in ombra.

In parte perché il conformismo ha talmente innervato la nostra società, annidandosi con pervicacia in ogni frammento economico, comunicativo e culturale, che viene spontaneo pensare che non esista alternativa a questo sistema. Crudele, feroce, belluino e ingiusto che sia, è un dogma per noi poveri cittadini bistrattati. Che dobbiamo anche diventare capaci di comunicare camminando con perfezione sul terreno minato di ciò che si deve dire per salire di ranking e ciò che invece oscura i nostri pensieri.

Realismo capitalista, spietato e cinico, funzionale. Basta leggere il filosofo Mark Fisher per capire che viviamo in un sistema che si basa sull’illusionismo. Sulla capacità di chi ha denaro e potere di far sembrare impossibile un mondo diverso. Di far sembrare sempre colpevoli i poveri, gli sfruttati, gli oppressi, i più fragili. Quelli che muoiono di fame, che sfidano la morte in mare per tentare di sopravvivere, che ogni mattina non sanno se una bomba intelligente li farà saltare in aria o no.

“Quindi occorre allinearsi e tacere?  O sfidare l’algoritmo, il telefonino che ti ascolta, la politica schiava del consenso, l’ingiustizia e l’ignoranza che procedono a braccetto?”

Continuiamo a goderci la crudeltà dei criminali di guerra, il mutismo dell’Occidente pavido, le falsificazioni della storia, le riletture sempre più ardite o possiamo uscire da questo loop assurdo? Magari attenti al Seo che guida con bizzarria le scelte degli utenti?

“Disertare. Non ci sono troppe soluzioni. Disertare, diventare marziani, abbandonare i luoghi comuni, sovvertire il buon senso comodo che spinge i cittadini ad essere arroganti nei modi, cattivi con chi non conta niente, mansueti a tappetino con chi ha potere, anche minimo.”

“Disertare da questo modello culturale. Per fare altro. Per lavorare per un progetto corale di resistenza e alternativa alla ferocia del tempo. Per essere disertori dal realismo capitalista troppo sfacciato e ingiusto per essere vero.”

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Articolo di Antonio Cipriani dalla redazione di
20 Ottobre 2024