Il piano Albania è fallito

DI SALVATORE GRANATA

 

Che il decreto urgente fatto ieri sull’Albania non funzionerà, è un dato di fatto. Non ci sono altre alternative.
Però dovrei argomentarlo per dovere d’informazione e soprattutto non mi permetterei mai di privarvi di alcune uscite divertenti proferite dagli attori principali di questo megagalattico pasticcio.
Farò una lunga cronaca, servendomi di parecchi climax ascendenti.
Dunque. il mitologico Nordio ha spiegato a mezza stampa che la sentenza della corte di giustizia europea non era stata capita dai magistrati, forse perché era in turco-bergamasco.
Ma tenetevi forte, perché è stato lo stesso Nordio che aveva spiegato che la sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo lui l’aveva letta bene e capita. Peccato solo che l’aveva letta come Sangiuliano legge i libri: infatti la sentenza non era quella della Corte di cui sopra, ma appunto della corte di giustizia europea. Che è decisamente un’altra cosa.
È verosimile che Nordio non sappia fare bene il suo mestiere, visto che ha quanto pare abbia letto tutt’altro e abbia capito ancora peggio.
Aspè. Non finisce qui. Il magistrale Nordio sempre ieri ha spiegato che aver messo la lista dei Paesi sicuri in un decreto supera tutte le difficoltà e adesso i magistrati di Roma non potranno che attenersi al decreto.
Ora, secondo voi, poteva mai essere come sostiene lui? Ovvio che no. Infatti non conta nulla se la norma è primaria o secondaria, se sta in un decreto o meno.
Le norme europee in questo caso vengono prima. Se una norma del nostro Paese è in palese contrasto con quelle europee, il magistrato non può applicarla. Quindi, il decreto di ieri, pensato e fatto con amore e tanta tenerezza da Nordio, praticamente vale meno di zero.
Fuori uno.
Passiamo al “bomber” Piantedosi. Il ministro dell’interno, impegnato nella gara agonistica di “fai peggio del tuo predecessore”, nel frattempo è riuscito a superare Salvini. Il che è tutto dire.
E allora, lanciandosi dalla guardiola di Piraino senza paracadute, ha finalmente risposto sulla questione dei costi enormi di questa triste vicenda. E lo ha fatto minimizzando la spesa di 800 milioni di euro, dicendo che noi in Italia, per la stessa materia ne spendiamo 1,7 miliardi all’anno.
E il bello è che quello che dice corrisponde a verità: peccato che 1,7 miliardi l’anno li spendiamo per l’intero sistema.
Mentre i soldi messi sul progetto Albania (ammesso che riesca mai a partire) servono a occuparsi di poche migliaia di migranti all’anno. Le stime parlano del 2% del totale di quelli che arrivano.
Se sommassimo il 98% dei rimanenti migranti a quella cifra, altro che 1,7 miliardi.
Solo per l’Albania finiremmo in fallimento totale e il debito pubblico, già di 3000 miliardi di euro, si impennerebbe ulteriormente, portandoci incontro al disastro più epocale della Storia.
Cioè non so se vi rendete conto. Già abbiamo una crisi socio-economica spaventosa, più un debito pubblico immenso. E questi geni ci manderebbe veramente in rovina. Sarebbe una tragedia.
Quindi siamo non alle basi, siamo all’incompetenza più clamorosa.
Fermi ancora. Sempre Piantedosi ha spiegato che per il decreto si sono ispirati al nuovo regolamento europeo.
Ma quest’ultimo entrerà in vigore nel 2026, quindi fino ad allora non ha alcun valore.
Sempre e solo slogan con operazioni curiosamente barbare, come il prestito ricevuto dalle banche per finanziare l’ultima manovra.
Non devo certo dirlo io al “bomber” Piantedosi che quando si fa un decreto bisogna conformarlo a quello che è vigente oggi, non a quello che ci sarà tra due anni.
Praticamente dall’entusiasmo sul progetto Albania spacciato come grande modello europeo alla massima vergogna internazionale, dato che ieri in Parlamento europeo tantissime forze politiche, escluse quelle sovraniste, hanno chiesto di ridiscuterlo.
Riassunto:
Il decreto Albania non vale una beneamata, a parte mettere pressione sui magistrati per impedire che facciano quanto previsto dalle norme (ovvero disapplicarlo) e dare l’opportunità a Salvini di fare la sua campagna mediatica da martire contro le toghe rosse per il suo processo.
La premier, dopo giorni di dichiarazioni roboanti, non si è presentata in conferenza stampa a spiegare il decreto, perché ha capito prima di tutti di essersi infilata in un pasticcio e di essere circondata da emeriti “inconsapevoli”. E non che lei non pecchi di inconsapevolezza. Anzi.
Il piano Albania è fallito.
Spiaze.
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Salvatore Granata