La colpa di Scarpinato? Cercare la verità

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Davide Mattiello da ARTICOLO VENTUNO –

E’ davvero un Paese “capovolto” il nostro dove il Governo degli “eredi-al-quadrato” (del Duce e di Berlusconi) scrive per decreto la “verità” su quali siano gli Stati sicuri, mentre il giornale La Verità si incarica di pubblicare un pezzo (firmato da Amadori) molto elaborato che, facendo riferimento ad informazioni riservate ovvero la trascrizione delle conversazioni tra gli ex magistrati Natoli e Scarpinato, oggi senatore e membro della Commissione parlamentare anti mafia, captate nell’ambito di una inchiesta che vede Natoli indagato per calunnia e depositate in Commissione Antimafia, ce la mette tutta per dimostrare di averci visto giusto fin dall’inizio, quando gridò allo scandalo, accusando il senatore Scarpinato di aver concordato con Natoli, che sarebbe stato audito, la versione da dare in Antimafia sui fatti del ’91-’92.
Ma La Verità non ce la fa.

Non ci riesce perché da quello che l’articolo riporta non compare mai un solo riferimento all’unica condotta che, se documentata, sarebbe stata grave e degna di censura e cioè l’intento di modificare i fatti, ovvero di mentire od omettere. Questo sì, se fosse emerso, avrebbe giustificato lo scandalo perché avrebbe svelato l’intento criminale di distorcere la realtà, abusando del proprio potere e depistando la più alta Istituzione repubblicana in materia di contrasto alle mafie. Niente di tutto questo. Da quanto riportato con astuta enfasi retorica, Natoli e Scarpinato si preoccupano unicamente di fare emergere la verità, cercando di rammentare i particolari di fatti risalenti nel tempo di oltre trent’anni, raccomandando (Scarpinato a Natoli) di non farsi prendere dall’emozione, di attenersi ai fatti, di rileggersi pagine di sentenze e rapporti (comprese le “memorie” depositate dal sen. Scarpinato in Commissione) per essere preciso, di stabilire insieme quali sarebbero stati i passaggi cruciali da far emergere per rendere chiara alla Commissione la situazione di allora. Punto.

La destra, insomma, dopo aver cercato di criminalizzare la solidarietà verso i migranti salvati in mare, oggi cerca di criminalizzare la ricerca della verità.

Il perché è sempre più chiaro: avere mano libera nel tentativo di riscrivere la storia che dal 1989, porta al 1994, primo Governo Berlusconi, passando per lo snodo della strage di via D’Amelio. Un tentativo del quale la presidente Colosimo è principale responsabile e che ha soprattutto (non me ne vogliano altri onorevoli membri) nella presenza di ex magistrati anti mafia come Scarpinato e Cafiero de Raho un ostacolo insormontabile (ed infatti nel caso di De Raho prosegue lo sforzo in Commissione di rappresentarlo come il supremo colpevole della presunta attività di dossieraggio che si sarebbe realizzata all’interno della Procura Nazionale Antimafia ed Antiterrorismo).

L’attacco sul piano politico istituzionale è ormai arrivato al culmine, infatti come preannunciato dalla Colosimo, la destra presenta in Parlamento una proposta di legge per bandire dalla Commissione antimafia quei componenti che si trovino in (presunto) conflitto di interessi (stabilito da chi?) perché in qualche modo (in che modo?) collegati ad inchieste penali di cui la Commissione si occupa. La situazione è resa se possibile ancora più spudoratamente grave perché mentre la Colosimo deposita in Commissione antimafia le trascrizioni delle conversazioni tra Natoli e Scarpinato, annichilendo in un colpo solo tutte le questioni relative alle prerogative parlamentari di un senatore intercettato casualmente che dice cose del tutto irrilevanti per l’indagine penale, tanto che non si capisce perché siano state captate, trascritte ed inviate immediatamente alla Commissione anti mafia, dall’altra parte, la maggioranza nega attraverso la Giunta per le immunità parlamentari al Tribunale dei Ministri l’accesso alle chat di Sangiuliano-Boccia, con il seguente argomento “La corrispondenza dell’ex Ministro acquisita nell’ambito dell’indagine a carico di Boccia può essere legittimamente utilizzata esclusivamente nell’ambito di quel procedimento nel quale Sangiuliano è persona offesa” (brano riportato da La Repubblica)! No, la legge non è uguale per tutti e sarebbe ora che le opposizioni unite si facessero carico di prendere posizione pubblicamente, prima che la destra riesca nel duplice, serissimo, intento culturale e politico di riabilitare oltre al fascismo, anche quel tornante della storia recente nel quale, grazie a Berlusconi che stava per “scendere in campo”, venne sdoganata la destra post fascista. Era il 23 Novembre 1993, inaugurazione dello shopville Gran Reno a Caselecchio, e Berlusconi ai giornalisti disse: se fossi a Roma, voterei per Fini. Il resto è oggi.

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Articolo di Davide Mattiello da

23 Ottobre 2024