Governo Meloni: Non ci sono soldi e la colpa, more solito, è di altri

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

Dicono che non ci sono soldi.
Ovviamente non è colpa loro. No, ma quando mai. La colpa è sempre di qualcuno altro. Del super bonus, per esempio. Omettono solo di dire che, per effetto dell’incremento del PIL, dovuto quasi totalmente all’odiato super bonus, si ritroveranno nei prossimi anni un tesoretto di circa 41 miliardi. Ma quelli saranno merito loro.
Mai si è visto, nella storia di qualunque paese democratico, un governo che annega di menzogne i suoi elettori. E, purtroppo, anche quelli che non lo hanno votato.
La garanzia data dalla presenza di giornalisti, quasi la totalità degli iscritti all’albo professionale, che secernono sontuose quantità di bava e disposti a dire e scrivere tutto e il contrario di tutto, per dare alle menzogne della presidento qualità di cose simili al vero, non basta più. E allora via ai comunicati social, nuovo impianto comunicativo di questo governicchio e della sua presidento. Le conferenze stampa sono pericolose, non sia mai che capiti un giornalista degno di quel nome, non dotato di ghiandole salivari sufficientemente potenti e che faccia qualche domanda.
Siamo passati, dunque, dalla Ferragni alla Meloni. Il risultato è garantito. Non ci sono soldi, dicono. Pare sentire quel capo famiglia che non compra il latte ai figli, però si compra il SUV ultimo tipo. Perché i soldi per comprare gli F35, sette miliardi, li hanno trovati. Hanno trovato pure 800 milioni per costruire una cosa in Albania, ai limiti della ragione, perché ben situata dalla parte dell’assurdo. Hanno trovato 5 miliardi per spenderli in armi. E ridotto le potenziali entrate con un favore agli alti redditi chiamato “flat tax”, del quale non c’era assolutamente bisogno.
Le famiglie italiane, i pensionati, i sottopagati, ai quali è stata negata dignità e salario minimo, stanno soffrendo un decremento del potere d’acquisto, dovuto alla inflazione già consolidata, di quasi il 18%. La tanto sbandierata riduzione del cuneo fiscale ne copre meno della metà. È stata negata la rivalutazione ai pensionati. Il salario degli italiani è fermo da 30 anni. E in questa manovra, finanziata con i sacrifici dei più deboli, c’è un aumento delle pensioni minime di poco più di tre, sottolineo tre, euro. Una cosa di un cinismo insopportabile.
Ancora di più quando si pensa che hanno raccolto voti promettendo di portare le minime a 1.000 euro. Ma chissà, forse era a questo che si riferiva la presidento quando enunciava, senza citarle, le decine di riforme fatte dal suo governo? O si riferiva alle decine di condoni? E il fare la storia è forse riferito al fondo più fondo che toccherà questo paese, nella storia, a causa della loro gestione?
.
Giancarlo Selmi