Discorso triste sulla necessità di lottare

DA REDAZIONE

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Antonio Cipriani da REMOCONTRO –

Ci battiamo per dare il fiore, per continuare a credere in un mondo migliore, più giusto e delicato. Lottiamo, battaglieri, perché le nostre cicatrici, nobili tatuaggi di tempo e sconfitte, siano semi di futuro, testimonianze di libertà, giustizia, bellezza. Vediamo uno a uno i nostri compagni di viaggio migliori venire meno.
Con le lacrime agli occhi li ricordiamo, con amore parliamo di loro, con dolcezza tentiamo di tenere a galla la barchetta sottile dell’utopia, di chi ha pensato che la rivoluzione fosse possibile, che l’uomo potesse vivere in una società senza sfruttati e sfruttatori, senza schiavi e padroni, fuori dal dominio della paura, del razzismo, della sopraffazione del forte sul debole, del criminale sul giusto.

“Disarmati e sconfitti osserviamo il saccente elegante mondo dei media fingere oggettività, la politica fingere democrazia, i cittadini chinare la testa sui telefonini e fingere partecipazione virtuale. Il mondo che sognavamo cadere a pezzi sotto le bombe al fosforo dell’autodifesa spregiudicata e spregevole. Un rovesciamento di valori e di storia, straniante e furibondo. Con una sua logica perfetta che prevede per le oligarchie finanziarie, economiche e militari una visione messianica crudele insensata, felicemente distruttiva. Ma nel nome di qualche dio che si fa beffe di noi.”

Restiamo qui, battaglieri, a cercare il modo di essere vanga, prima ancora di seminare. Di sciogliere il nodo che ci stringe la gola con un sorriso dolce per chi non si arrende, per chi resiste, per chi non sceglie le scorciatoie ciniche del successo e non finge di non vedere. A mormorare tra i denti come può un uomo uccidere un suo fratello, e ancora tuona il cannone e ancora non è contenta di sangue la bestia umana e ancora ci porta il vento.

A cantare. A sognare. A battersi per una idea, per chi non ha finto di non vedere, per chi ha versato il sangue per la libertà. Con dolore, piangendo ma giurando fede all’azzurro della vita.

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Articolo di Antonio Cipriani dalla redazione di

27 Ottobre 2024