DI MARIO PIAZZA
Giusto perché è domenica e l’ora legale mi regala una inutile ora in più oggi scrivo di Beppe Grillo. Come dice Wikipedia “comico e politico”… Io invertirei i termini ed eliminerei la congiunzione. Un politico comico, appunto.
Come abbia fatto un attore di talento (fiaschi cinematografici a parte) che il suo nume tutelare Pippo Baudo infilava dappertutto come il prezzemolo a trasformarsi nel Guru all’amatriciana di un grande movimento di protesta rimarrà per me un mistero.
Vero che i futuri grillini erano del tutto privi di competenze politiche e vero che un bravo visionario di scarso appeal personale come Casaleggio lo aveva eletto a proprio alter ego, ma appena Grillo si allontanava dal canovaccio di Gianroberto era inevitabile che mostrasse la propria sconfinata ignoranza partorendo minchiate stratosferiche come l’auto ad acqua, la washball e la guerra ai computer.
Dopo la prematura scomparsa di Casaleggio il Guru si è mosso come un non vedente a cui era scappato il cane lupo, ha sbattuto contro ogni angolo e inciampato in ogni gradino e a nulla sono serviti gli avvertimenti di quei pochi che nel Movimento avevano qualche cognizione di causa. Come un non vedente senza cane-guida si sentiva a suo agio soltanto a casa sua, nel suo blog frequentato da adoratori acritici che politicamente parlando non avrebbero saputo distinguere uno sputo da una moneta.
Una parabola politica durata 16 anni fino allo schianto finale di questi giorni tra insulti e carte bollate, peggio di così non poteva finire. Scomparso il bravo comico e sgretolato il Guru è rimasto il Genovese, un uomo piccolo che non sopporta l’idea di perdere i suoi immeritati 25.000 Euro mensili e che per trarre qualche ultimo profitto dalla sua vicenda politica non esiterà a buttare nel cesso anche quel poco di buono che era riuscito a realizzare.
Che tristezza, ragazzi.
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Mario Piazza