DI GIOACCHINO MUSUMECI
In Liguria si è consumato un disastro politico.
I liguri, stanchi come nel resto della nazione della politica da bottegai, della corruzione dilagante e dei comparti pubblici asfittici oltre il peso del quotidiano, hanno disertato in massa ogni prospettiva futura. Se hanno fatto bene o male, ciascuno risponda come vuole ma già leggo post scritti letteralmente di pancia.
Si sono presentati alle urne meno del 46% degli aventi diritto, cioè poco più di 600mila elettori su un bacino di oltre 1 milione e 300mila. Il dato è allarmante, la minoranza prevale ancora sulla maggioranza che pare aver abdicato ogni aspettativa. E ciò significa democrazia in frantumi.
La coalizione di Cdx prevale per un soffio ( Bucci 48,8%, Orlando 47,7) e dai suoi rappresentanti si leggono assurdità pari solo alla vergogna che le incornicia. Salvini: “Giustizia è fatta” (cosa c’entra?) . Meloni cade nel ridicolo: “Confermata la fiducia al Cdx”. Tale fiducia rinnovata vale meno di 300mila voti su un milione e mezzo di abitanti. Di fatto il Cdx raccoglie le rovine di una regione disfatta ma Vannacci legge la realtà a modo suo: “Lo tsunami ha colpito Orlando”.
A proposito di tsunami il partito piallato è quello di Giorgia Meloni dato circa al 29% su scala nazionale. In Liguria i melones hanno raccolto il 15% e la coalizione ha faticato. Dall’altra parte il Pd è salito al 28.4% ma dietro c’è stato il vuoto.
Il Movimento ha totalizzato un misero 4,6% e c’è chi non si capacita del risultato. A me invece pare la conseguenza logica di problemi enormi.
Il Movimento, nato come ultima spiaggia per elettori delusi da tutte le forze politiche, non aveva una fisionomia definita, a parole né dx né sx era di tutto un po’; ma con Grillo al timone pendeva pure a Dx. Tuttavia propagandava purezza e trasparenza perdute dai competitors e milioni di persone hanno davvero creduto che un paese dominato da papponi e mafiosi, incastrato in obblighi internazionali capestro, potesse risanarsi senza fare i conti con logiche molto più grandi e perverse delle scatolette di tonno. Cioè Beppe Grillo ridusse tutto al Pd partito di sistema che oggi però fa numeri. Scusate ma viene da ridere per la lungimiranza da ciclope bendato di un garante caciarone che oggi lamenta un Movimento estraneo ai principi del passato. Grillo per primo è irriconoscibile: se la vicenda Toti si fosse verificata nel 2012, avreste sentito i “vaffanculo” fino a Marte. Ma nel 2024 del garante di allora sono rimasti borbotti, astio e ipocrisia un tanto al chilo.
La bolla di consenso si sgonfiò appena il Movimento entro nei palazzi, e sembra un secolo fa. Ma era stato conservato un certo appeal per meriti di riforme popolari mai realizzate prima e la trasparenza, nel bene e nel male, di Conte. Quest’ultimo elemento non è mai stato digerito sia fuori che all’interno del Movimento.
Dunque a disintegrare ogni elemento credibile di una forza politica raccontata malissimo da media, elettori poco propensi a ragionare, e incomprensibilmente da coloro, Grillo per primo, che ne usufruivano vantaggiosamente, ci hanno pensato faide interne negate ma lapalissiane. Ciò tralasciando naturalmente il vuoto territoriale di cui si parla anche dopo questo risultato senza mai colmarlo nel frattempo. Bisognerebbe essere onesti: oggi l’elettore non sa cosa sia il Movimento. La sua fisionomia era volatile già prima dell’oggi in cui il motore pentastellato si avvierà a Novembre; e solo dopo un percorso di cui il cittadino, bisognoso di certezze percepisce due elementi polarizzanti e poco rassicuranti, cioè un presidente che vuole rinnovare e vivificare le spoglie consunte del Movimento contro un ex garante che vuole liquefarlo a tutti i costi delegittimandone perfino i candidati in corsa. Siate realisti, presentarsi a una competizione elettorale in certe condizioni può solo portare a risultati deludenti ma d’altra parte non c’era alcuna scelta. E attenzione a un dato, se il Movimento perde consenso aumenta l’astensionismo e cresce tanto il Pd non perché gli elettori siano stupidi ma perché il Movimento deve rinascere, se mai riuscirà, come alternativa al vecchio sé stesso dispotico e moribondo.
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Gioacchino Musumeci