DA REDAZIONE
Rem dalla redazione di REMOCONTRO –
La guerre nella somma delle singole azioni. L’invasione israeliana il Libano dopo le uccision dei capoi di Hezbollah a Beiruro e di Hamas a Tehran , la risposta dell’Iran col 10-15% di missili che oltrepassato le difese ebraiche. La controreazione Israeliana frenata dagli Stati Uniti per elezioni presidenziali. Bersaglio Hezbollah e qualche Casco Blu messaggio Onu. Pulizia etnica con massacro a Gaza, e coloni banditi a rubarsi la Cisgiordania. E la guerra mediorientale -il contrasto arabo/islamico-israeliano- che dura da oltre 76 anni scopre un altro modo di fare la guerra. Peggiore di prima.
Dettagli di guerra sminuiti o nascosti
Il crescente coinvolgimento iraniano nel conflitto. Le milizie libanesi sciite Hezbollah, gli sciiti Huthi dello Yemen e, sottovalutate, le milizie sciite irachene. Nel mirino di Israele prima gli ufficiali iraniani in campo. Eliminazione del generale Seyed Reza Mousavi, massimo esponente della forza Quds in Siria, il 25 dicembre 2023. Nella risposta delle Guardie Rivoluzionarie, collaudo del missile iraniano ‘Kheibar Shekan’, gittata di 1450 chilometri. Messaggio chiaro a Israele. Gli Houthi provano il ‘Qader’, ‘ intercettato sopra i 100 chilometri di quota, alle porte dello spazio. Ritorsione israeliana ed esibizione del missile ipersonico ‘Palestina-2’ che viaggia a una velocità di 11.000 km/h.
Più bersagli colpiti di quanti ammessi
Nell’ondata di missili del 13 aprile e quella del 1° ottobre, su 120 vettori, almeno 9, hanno raggiunto le basi aeree di Ramon e Nevatim causando danni (fonti Usa). Nella salva autunnale, dei circa 200 missili, ne sarebbero arrivati a segno tra i 20 e i 32 verso sedi del Mossad e dell’intelligence militare Aman. «L’Iran s’è fatto più pericoloso e sembra essersi preparato da molti mesi all’allargamento del conflitto inizialmente scatenato dal solo Hamas», annota Mirko Molteni su Analisi Difesa, in una analisi dettaglia.
Israele iper armato ma più vulnerabile
Che Israele sia più vulnerabile del previsto lo ha dimostrato anche Hezbollah, che il 13-14 ottobre, è riuscita a colpire una base militare nell’area di Haifa, con un drone che ha beffato il sistema antiaereo Iron Dome. Federico Borsari, ricercatore del Center for European Policy Analisys (Cepa), all’agenzia ADN Kronos: “Ora Tehran ha scelto di impiegare solo missili balistici di maggiore capacità”, ed elenca ordigni e prestazioni. “Finora le difese aeree israeliane hanno funzionato e gli Stati Uniti nel Mar Rosso e nel Mediterraneo hanno dato una mano. Ma dai video visti, decine di missili hanno raggiunto terra. L’Iran è riuscito a ‘saturare’ le capacità di difesa israeliane. Tra gli obiettivi, la base aerea di Nevatim, che ospita gli F-35”.
Difesa aerea di Israele “a strati”
Quella israeliana è una ‘difesa antimissile a strati’. All’Iron Dome, o “Cupola di Ferro”, spettano le quote più basse, sotto 10 chilometri e raggio d’azione di 70. Batterie su autocarri, sino a 20 tubi di lancio di missili Tamir, a 2500 km/h verso il bersaglio individuato dal radar. Ogni Tamir costa 100.000 dollari ed è importato dagli USA. Il sistema può essere saturato se gli ordigni sono troppo numerosi. Progettazione di casa e 2,6 miliardi di dollari Usa fra 2008 e 2021, per la produzione.
Stratosfera e Spazio
Stratosfera, fra 15 e 20 km, tocca al sistema David’s Sling, la “Fionda di Davide”. Con raggio d’azione fra 40 e 300 km, usa il missile a due stadi Stunner, che costa 1 milione di dollari. Anche qui, munizioni Usa, la ‘Fionda’ è sviluppata da Rafael insieme alla Raytheon. Aiuto americano anche per il sistema Arrow (l’israeliana IAI e la Boeing), oltre 100 chilometri di quota, già nello spazio. Arrow 3 è un razzo con raggio d’azione di 2,400 chilometri che può colpire missili fuori dall’atmosfera.
Il THAAD anglo-americano
A potenziare una difesa aerea già notevole (ma a corto di munizioni) gli Stati Uniti hanno inviato (assieme ad un centinaio di militari), un sistema THAAD. Il Terminal High Altitude Area Defense, ha un raggio d’azione di 200 chilometri e arriva a una quota ‘spaziale’ di 150 chilometri, a una velocità di quasi 10.000 km/h. Prodotto Lockheed Martin al costo di 1,2 miliardi di dollari per batteria e di 12 milioni per singolo missile.
I militari americani in Israele
Dagli Usa batteria THAAD, con 100 militari per gestirla. Oltre l’apparato militare americano nel Mediterraneo Orientale: attualmente almeno sette navi principali, in attesa dell’arrivo della portaerei Truman. Nel Mare Arabico, a Est del Mar Rosso e vicino all’Iran, c’è la portaerei Lincoln. I britannici hanno trasferito caccia Eurofighter Typhoon della RAF in Oman. Quasi passaggio da una crisi locale a una globale.
Da Gaza al Libano
Per quasi un anno il fulcro del conflitto è stato costituito dalla campagna militare israeliana nella Striscia di Gaza, ormai oltre le 43mila vittime accertate, ma i risultati politici militari dopo tanto massascro sono discussi anche in casa israeliana. Isolamento internazionale e accuse per crimini di guerra. Di fatto fine delle trattative per la liberazione degli ostaggi e l’impossibilità di un effettivo controllo del territorio della Striscia. “Strade militari” aperte in mezzo alle macerie, e l’uccisione del capo di Hamas, Yahya Sinwar, ma le operazioni israeliane nella Striscia non sono terminate. Bisoglia attuare il ‘Piano dei generali’ e fare pulizia etnica in tutto il nord della Striscia.
Prima gli follati della Galilea degli ostaggi
La campagna in Libano, dichiarata necessaria per i circa 70.000 israeliani evacuati dalla Galilea, e la questione ostaggi passa in secondo piano. Al crescendo di incursioni aeree israeliane per colpire l’arsenale missilistico Hezbollah, il movimento ha risposto il 25 con un missile balistico a corto raggio Qader-1, puntato al quartier generale del Mossad nel sobborgo Glilot di Tel Aviv. Un altro missile ha colèpito la casa di campagna di Netanyahu, ma il premier non c’era.
Mossad e Iran
Spionaggio e controspionaggio. Fra Iran ed Hezbollah -afferma Mirko Molteni-, l’elemento debole sarebbe proprio la parte più forte dell’alleanza. Israele ha una lunga tradizione di contatti militari e di intelligence con Teheran fin dai tempi dello scià di Persia, quando i due paesi erano amici contro gli stati arabi. Anche dopo Khomeyni il Mossad ha certo ereditato i contatti precedenti, come testimoniano i ripetuti assassinii di scienziati nucleari iraniani, dal 2007 al 2020. Per l’oggi dell’uccisione del segretario politico di Hamas, Ismail Haniyeh, proprio nel cuore di Teheran.
Le capacità militari di Hezbollah
Incursioni aeree israeliane sugli obbiettivi Hezbollah, con l’eliminazione di capi e ‘colonnelli’ come apripista alle truppe terrestri in territorio libanese dal 1° ottobre, verso il fiume Litani. Per Israele -come già nel 2006-, la guerra totale con Hezbollah, è una sfida difficile e rischiosa. Solo al primo assaggio, fra l’1 e 2 ottobre, le brigate di Tsahal hanno contato 8 morti. Hezbollah ha dichiarato di aver distrutto tre carri armati Merkava.
La forza del movimento sciita
Collegamenti via terra con l’alleata Siria, e forniture di armi iraniane. Hezbollah militare è comandata da un “Consiglio della Jihad”. Hezbollah è superiore in forze e capacità rispetto alle forze armate regolari del Libano, nonostante in teoria sia un partito armato. Di fatto è uno ‘Stato nello Stato’ che espropria in alcune aere la sovranità di Beirut. Negli ultimi anni della sua vita, Nasrallah vantava di disporre di “100.000 combattenti”. La cifra reale sarebbe inferiore, ma sempre formidabile.
Razzi e missili
Nerbo di Hezbollah sono, razzi e missili. Nei bunker sarebbe occultata una forza di 120, 150 o perfino 200mila ordigni, razzi non guidati. Armi a scopo dimostrativo a creare terrore. Fra i razzi più potenti di Hezbollah, lo Zelzal 2, con una gittata di 210 km che può colpire con la sua testata di 600 chili mezza Israele, ma non ha sistemi di guida. Il 1° ottobre il New York Times, fonti i soliti “anonimi israeliani e americani”, gli attacchi aerei ebraici sul Libano avrebbero distrutti “circa metà dei razzi e missili di Hezbollah”, ma sembra una ‘rovelazipone’ molto pilotata.
Unifil e l’attacco all’Onu
Il 10 ottobre, un primo ferimento di caschi blu, da parte di carri armati israeliani. Colpi di Merkava contro recinzioni, telecamere e torrette d’osservazione. Sui 10.058 di Unifil l’Italia con 1068 militari è il secondo contingente. Il 15 ottobre il portavoce ONU Stephane Dujarric ha reso noto che “le posizioni Unifil sono state attaccate 20 volte”. Ma il capo delle forze di peacekeeping delle Nazioni Unite ha detto che “l’Unifil rimarrà in tutte le sue posizioni”.
Obbiettivo Iran
La rappresaglia israeliana contro l’Iran. Assaggio il 12 ottobre. Ondata di attacchi informatici ad uffici governativi e centri di ricerca nucleare. Dopo giorni di consultazioni con gli Stati Uniti, Israele avrebbe assicurato che “non colpirà centri nucleari e petroliferi iraniani”, scriveva il 15 ottobre l’Associated Press.
Spinte alla moderazione
Spinte sugli USA a convincere Israele a non toccare la capitale e gli impianti petroliferi. Anche gli stati del Golfo, prima l’Arabia Saudita, non volevano fossero bombardati i pozzi iraniani, per evitare scompensi sul mercato del greggio. E anche, probabilmente, per evitare che gli iraniani, se messi con le spalle al muro, blocchino lo stretto di Hormuz imbottigliando le petroliere che portano gran parte del greggio mondiale. Ed ecco spiegata la strana e limitata reazione israeliana contro il Diavolo Iran.
Contro il nucleare iraniano
Fra i bersagli potenziali israeliani, c’erano gli impianti d’arricchimento dell’uranio di Natanz e Fordow, scavati in bunker sotterranei, ma raggiungibili dalle bombe “bunker buster” americane, la GBU-28 in grado di penetrare nel sottosuolo per 50 metri e forare 5 metri di cemento armato prima d’esplodere. Altri obbiettivi temuti, i reattori di ricerca di Teheran, Arak e Isfahan. A portata di qualsiasi missile israeliano, pozzi e giacimenti di gas sono raggruppati soprattutto nella parte occidentale, con le 8 principali raffinerie e li oleodotti vistosi e vulnerabili.
La possibile atomica iraniana
Ma le paure vere sono altre. L’incerto ‘limbo’ nucleare. C’è chi sospetta che l’Iran sia più vicino all’arma atomica di quanto lasci credere. Si discute su un terremoto di verificatosi il 5 ottobre, a una profondità di 10 chilometri. La Foundation for Defense of Democracy di Washington nel 2019 accennava al progetto iraniano ‘Midan’, pozzi profondissimi per testare esplosioni. All’inizio del 2024 l’agenzia Onu AIEA stimava che l’Iran dovesse impiegare un paio d’anni per realizzare una testata nucleare su missili, ma pochi mesi per un ordigno sperimentale.
Sauditi e Russia vicini all’Iran
Il semplice sospetto che gli iraniani abbiano provato un ordigno nucleare sottoterra senza rivelarlo corrisponde alla dottrina israeliana sull’arsenale atomico noto ma mai ammesso. Il ministro degli Esteri Abbas Araghchi ha detto che “l’Iran è pronto a qualsiasi scenario”, ma senza insistere troppo. E lo ha dichiarato visitando Riad per parlare coi sauditi della guerra, altri interlocutori interessati a che non esploda tutto, dopo la riappacificazione fra Iran e Arabia Saudita, mediata nel 2023 dalla Cina.
“Segnale a Washington, come quello del presidente Pezehskian con Putin in Turkmenistan e bis al vertice dei Brics a Kazan, in Russia. Mentre Teheran aveva invitato i vicini, Giordania, Emirati, Arabia Saudita e Qatar a chiudere i loro spazi aerei all’aviazione israeliana durante i raid che poi si sono limitati per fortuna ad una notte. Consigli utili per il futuro di un Medio Oriente che non potrà rimanere ancora a lungo prigioniero del rapporto di forze, potenze e alleanza attuali.”
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Articolo a firma Rem dalla redazione
31 Ottobre 2024