DI GUIDO SARACENI
Marino (Roma) – Una ragazzina di dodici anni porta a scuola un coltello da cucina. Durante la ricreazione, si avvicina ad un suo compagno, lo accusa di aver fatto la spia e lo colpisce più volte, ferendolo al petto e ad una mano.
A seguito di questa aggressione, che per fortuna non è sfociata nel dramma, la dodicenne non è stata sospesa o espulsa da scuola, perché, dicono alcuni “ha bisogno di essere aiutata. Non punita”.
Questa frase, apparentemente sensata, nasconde in realtà tante pericolose incomprensioni pedagogiche, psicologiche e morali.
A cosa dobbiamo questa fobia per la punizione? Questo sconcertante rifiuto del castigo?
Sospendere la dodicenne è il minimo che la scuola possa fare per aiutarla e darle modo di crescere, riflettendo sulle proprie sconsiderate azioni.
In caso contrario, ne ostacoleremmo la maturazione, mandando un pericolosissimo messaggio all’intera comunità scolastica.
Educare e punire non sono alternative.
Quando la punizione è giusta, ponderata e razionale, sono sinonimi.
Cerchiamo di capirlo e di invertire la rotta, prima che sia troppo tardi.
6.11.2024
Aiutare è punire.
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Prof. Guido Saraceni dal suo Blog personale