Forza e ragione

DI ORSO GRIGIO

REDAZIONE

 

Sono più forti, di noi. Non sono di più, ma sono più forti.
Noi siamo garbati, usiamo il buon senso, le buone maniere, siamo educati, cerchiamo di coniugare correttamente i verbi, non alziamo la voce, contiamo sull’intelligenza delle persone. Noi crediamo che chi ha di più debba dare di più perché in una società funziona così, crediamo nell’uguaglianza e nei diritti, riteniamo giusto batterci per i bisogni delle persone e fermarci ad aspettare chi cade, aiutandolo a rialzarsi, perché crediamo, comunisti o no, che “si può essere vivi e felici solo se possono esserlo anche gli altri”, per citare un Maestro.
Siamo talmente sicuri delle nostre ragioni che le riteniamo così evidenti da dover prevalere per forza su quelle degli altri, come per legge naturale o per diritto divino.
Loro no, non hanno vergogna né pudore.
Negano i diritti degli altri ma pretendono privilegi per sé, a loro dell’uguaglianza e dell’equità sociale non gli importa una beata sega di niente, basta che a tavola gli tocchi una fettina di cacio e gli riesca di evadere qualche tassa. Votano i miliardari convinti che se hanno fatto soldi per sé li faranno fare anche a loro senza capire che sono diventati ricchi proprio con quei soldi che loro non avranno mai.
Votano perfino Salvini, ma qui non c’è ancora scienza che ne possa spiegare i motivi.
E vi parrà strano, ma si sentono nel giusto come noi.
Giochiamo due campionati diversi, loro con la pancia e noi con la testa.
E a perdere saremo sempre noi, perché i bisogni del corpo saranno sempre più forti di quelli dell’anima, se l’anima non ce l’hai.
Non dobbiamo certo barattarla con l’egoismo, la nostra anima, ma dobbiamo cambiare.
Vestire la rabbia di creatività, rimboccarci la mente, prenderli amabilmente per il culo ma anche metterci la passione, alzare la voce quando serve, spingere il sangue in circolo.
E senza quella fastidiosa puzzolosità da esseri superiori tipica di certi intellettualoidi che vengono presi a campione della sinistra, ma sono talmente respingenti che i consensi loro li schisciano invece di aggregarli.
Quelli come Fazio e i suoi, per esempio, o Benigni, o Saviano che pontifica supremo dal suo attico di New York. O come tutti quelli che saranno pure in buona fede ma i bisogni veri delle persone non li conoscono, non li vivono e gli importa anche poco di saperli.
Bisognerebbe che a parlare di noi ci fosse gente come noi, da mille o poco più euro al mese, e che anche a governarci ci fosse gente così. E in quegli insulsi talk dove ormai tutto succede ma in realtà non succede niente, essendo solo inutili contenitori pubblicitari, quando l’altro spara cazzate dovremmo amplificare quella stronzata acciocché tutti la possano capire bene, e se l’altro alza la voce dovremmo alzarla più di lui che tanto il parlare educato nemmeno lo sente e forse neanche lo capisce, a uno schiaffo dell’altro dovremmo rispondere con un pugno perché se si perdona e si porge l’altra guancia arriverà uno schiaffo più forte.
Lo so che è poco cristiano, ma vi sembra di avere a che fare con gente dallo spirito cristiano?
Più carta vetrata e meno patine glamour di buonismo ipocrita.
Chissà se l’algoritmo gendarme mi cancellerà anche questo post per incitamento all’odio adottando altre sanzioni restrittive sulla mia pagina, come ha fatto per la mia citazione di Gaber sul popolo americano.
Già, perché in questo nuovo medioevo istruiscono algoritmi perché scovino parole sconvenienti.
Il Pensiero Unico ha paura delle parole. Non di quello che esprimono, dei concetti, delle idee, no: delle parole.
E noi, piccoli pavidi con poca dignità, ci adattiamo, cambiamo le “z” con le “x”, le “i” con le “j”, mettiamo i “beep”, come se così non si capisse lo stesso il significato. Si capisce uguale, ma con in più quelle pruderie pecorecce che tanto ci piacciono.
L’ipocrisia elevata a stato dell’arte.
Poi in rete va bene la violenza, i challenger dove si sfida la morte, vanno bene rutti e scorregge da competizione, bestemmie che nemmeno al campionato del Bar e qualsiasi ragazzino può sfondarsi di pornografia feroce con un click, e talvolta anche senza, però salviamo la faccia censurando le parole.
In un sussulto di coscienza dovremmo accompagnarci tutti affan*ulo.
Dice: “Stai divagando troppo”
E’ vero. Torno sul pezzo.
Io sono stato un grande giocatore di carte, un teorico del talento a dispetto della fortuna.
Se avessi capito della vita quello che so dello scopone scientifico, Crepet verrebbe in analisi da me.
Sostenevo che con la classe, allenando la memoria, sviluppando la strategia, studiando l’avversario, si potesse vincere anche quando le carte non venivano nemmeno a piangere. Però mentivo, sapevo che non era vero. Era una tattica: lo facevo per confondere e innervosire l’avversario nei pre-gara. Come quando il portiere saltella come una scimmia urlatrice davanti al rigorista prima che batta il rigore.
Poi però, se quello batte bene, il pallone entra lo stesso.
Era così anche nello scopone: se non ti venivano un minimo di carte almeno decenti potevi anche orare in aramaico, ma sarebbe stato comunque impossibile farsi cartaio con un asso in dispari.
La classe e il talento non bastavano e la fortuna, sapendo che potevo cavarmela da solo, con me è sempre stata poco propizia complicando parecchio le cose.
E non parlo solo di carte.
In politica e nella vita è uguale: la ragione non basta, ci vuole anche la forza.
Quindi o la smettiamo di fare le vittime vilipese portatrici del giusto e del bello e di rimuginare su quanto sia brutto e cattivo il mondo e ci mettiamo un po’ in gioco, per esempio tornando a protestare in strada e nelle piazze invece che su ‘sti ca*zo di telefonini, o dovremmo smetterla di frignare.
Dovremmo farlo con i partiti che ci rappresentano o dicono di farlo, tirarli per la giacca e da loro pretendere di più. Parecchio, di più.
Purtroppo però le piazze sono faticose, si suda e fa freddo, e a giudicare dall’elegante compostezza di Conte e dai troppi impegni mondani della sempre più gaudente Schlein, approdata perfino ai servizi fighi su Vogue, che ormai le manca giusto il Grande Fratello e Ballando con le Stelle, dovremo andarci da soli.
Perché la risposta è quella. E solo quella.
“C’è solo la strada” direbbe il mio Maestro.
Perciò o siamo disposti a batterci oppure ammettiamo la sconfitta, accettiamola, godiamoci il tempo che ci resta e ciao.
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Orso Grigio