Breve, ma intenso, percorso di Raffaele Fitto

DI GIANCARLO SELMI

Giancarlo Selmi

 

Fitto è un rampollo della parte più retriva, faccendiera, clientelare e degli affari, di quella che fu la Democrazia Cristiana, meglio definita come “balena bianca”.
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Figlio di uno dei notabili DC del Salento, terra bianca, latifondista proprietario di terre, oliveti e industrie olivicole, legato a filo doppio con i “prenditori” salentini, grande sponsor della liaison fra politica, affari e “contributi” statali vari, vero vassallo del feudo magliese della peggiore DC.
Raffaele aveva 18 anni quando il padre morì in un incidente stradale, i comitati di affari non potevano rinunciare a cotanto rappresentante e toccò a lui sostituirlo. E si fece eleggere, poco più che adolescente, nel Consiglio Regionale pugliese, non prima di aver speso più di un miliardo di vecchie lire, in una sontuosa campagna elettorale. Con Lecce e provincia traboccanti di manifesti con la sua bella faccia da liceale.
Il crollo della DC dopo “mani pulite” non lo fermò. Giunse il momento delle scelte. Il Partito Popolare si scisse in due dopo litigi furiosi. Da una parte Mastella, Formigoni, Casini, dall’altra Rosy Bindi e altri. Non poteva certo seguire Rosy Bindi e Martinazzoli, no. Lo troveremo affiliato alla fazione che potremmo chiamare più “affaristica”, quindi con Formigoni. Non si fermò, ovviamente. Successivamente, dopo aver aderito a una miriade di partitini nostalgici della balena bianca, fu travolto dalla “fulminazione” del Cavaliere nero e finì in Forza Italia.
Gli affari furono sempre in salvo. La carriera politica pure. Diventò Presidente della Regione Puglia, il peggiore di tutti i tempi, smembrò sanità pubblica, agevolò la privata, chiuse ospedali, ma inaugurò “cose”. Non sfuggì a qualche indagine, a qualche condanna con qualche “colpevolezza” felicemente prescritta. Con una successiva ma opportuna altra folgorazione. Quella dei fratelli, sorelle, cugini, amici d’Italia e della attuale presidento. La quale, dato che gli “affari” erano diventati il suo principale talento, gli affidò (non poteva essere diversamente) la gestione del PNRR. Lo stesso PNRR che, in qualità di deputato europeo non voleva e non votò. Oggi le scuse e il pentimento. Ma guarda un po’.
Insomma, un predestinato. Pare che da bambino fosse un campione a monopoli. Vedete lo sguardo furbetto nella foto? È proprio così. Ora aspira ad affari più grandi, europei. Vuole entrare nelle Coppe, sfidare il Real. Non farà mai nulla di buono, per il bene comune, si intende. Ma da quello si escludono gli “affari”. No cari amici, la conoscenza dell’inglese, qualora ci fosse stata e in ogni caso, non sarebbe diventata il suo miglior pregio. D’altra parte Renzi, ieri, lo ha definito “uno di quelli buoni”. E se piace a Renzi…
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Giancarlo Selmi