DI MARIO PIAZZA
Non è il caso di farsi illusioni sugli effetti che produrrà ma l’ordine di arresto per Netanyahu e Gallant emesso dalla Corte Internazionale dell’Aia segna la fine dei 75 anni di assoluta impunità concessa a Israele.
Questa volta Israele non potrà scrollarsi di dosso un’accusa infamante come ha fatto per il centinaio di risoluzioni Onu che l’hanno colpita in passato, questa volta i giudici non rappresentano 5 nazioni come a Norimberga ma 124.
Brillano per la loro assenza gli Stati Uniti che si oppongono strenuamente alla Corte da quando essa ha osato indagare il loro operato nella ex-Jugoslavia.
Almeno in teoria quei 124 paesi tra i quali l’intera Europa dovrebbero non solo arrestare Natanyahu e Gallant non appena varcassero i confini delle loro giurisdizioni ma anche sospendere immediatamente l’invio di armi e di aiuti a un governo che se ne avvarrebbe per reiterare i crimini di cui è accusato.
Stiamo a vedere senza troppi entusiasmi, è già molto sapere che questa volta Israele non potrà ripararsi sotto l’ormai consunto ombrello dell’antisemitismo senza farci scoppiare in una amara e dolorosa risata.
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Mario Piazza