DI ORSO GRIGIO
Ci sono due accadimenti di questi giorni che a prima vista non avrebbero niente in comune.
Il primo è l’ammissione di Mattarella di aver firmato anche leggi che non condivideva, e il secondo è il voto favorevole del PD su Fitto.
Io però, che sono un segugio infallibile, una cosa in comune ce la vedo: l’ipocrisia.
Intendiamoci: la mia è solo una critica innocua, un punto di vista del tutto personale, che spero entrambi legittimi da manifestare.
E’ che sono esigente, ho principi radicati fino nell’anima e dal mio paese mi aspetterei di meglio, oltre che maggior rispetto.
Nel primo caso so bene come debba essere intesa la figura del Presidente della Repubblica e i poteri che ricopre, più di rappresentanza che di sostanza. E mi sta bene, non sono certo un presidenzialista alla francese o all’americana.
Tuttavia è anche vero che lui rappresenta tutti gli italiani, non il governo e non solo chi quel governo l’ha votato, ma tutti, anche chi ha scelto l’opposizione o addirittura non ha scelto.
E nel caso del nostro paese il totale di chi non ha scelto gli incapaci che ci sono non è certo un piccolo gruppo di facinorosi, ma piuttosto una grande massa di delusi, soli e abbandonati ai loro bisogni.
Come ho detto, il Presidente ha ammesso che ha firmato tutto, anche leggi che non condivideva.
Eppure fra i suoi poteri ci sarebbe quello di rimandarle alle Camere, quelle leggi, nel caso non fosse d’accordo con il loro contenuto. Darebbe così un segnale di dissenso sensibilizzando in qualche modo gli italiani sui dubbi che quelle leggi sollevano e sul fatto che necessitino almeno di ulteriori verifiche e approfondimenti in aula.
Poi le camere approverebbero di nuovo e amen, ma lo riterrei un passaggio importante visto che i dubbi rimarrebbero invece che essere nascosti da un passaggio solo formale che così com’è si potrebbe perfino saltare.
Gli italiani si fidano di lui. Per molti Mattarella è ormai il solo riferimento, la sola figura politica meritevole di rispetto e una sua maggiore partecipazione anche umana, che vada oltre il protocollo e la retorica, sarebbe gradita.
Ed è ipocrisia anche quella del secondo caso detto, quello del PD che prima fa il suo teatrino di dissenso a quanto pare giusto per prendere un po’ per il sedere i suoi elettori e poi accetta di votare qualsiasi cosa, per certificare, appunto, la presa di culo. E non parlo solo della nomina di Fitto, ma l’avete capito.
Si dirà che questa è diplomazia, trattativa politica del “do ut des”.
Certo, ci potrebbe stare, anche se nel caso del PD si scopre quasi sempre che il “des” non c’è e che c’è stato solo il “do”. Infatti la mia impressione è che si tratti del solito gioco delle parti in un teatrino di intrallazzi messo su ad arte per i consueti bisogni di lorsignori e lordame, e non certo per rappresentare quelli degli elettori.
Vale dappertutto, ma vale ancora di più in Europa: Ente Merenda gigantesco quanto inutile, a giudicare dai fatti che succedono lo stesso, se non ai grossi centri di potere finanziario e agli interessi americani.
L’ANGOLINO DEL BUONUMORE
E poi c’è la battuta del giorno, cha fa ridere ma anche piangere: fate voi.
Quella di borghi secondo il quale il tasso alcolemico massimo consentito di 0,8 si riferirebbe alla quantità di vino bevuta e non al tasso contenuto nel sangue, che naturalmente varia da vino a vino e da soggetto a soggetto.
Un vero genio, dai!
Ve lo dico sempre: considerateli per quello che valgono e che fanno, e non per il ruolo che ricoprono o la carriera luminosa.
La nostra non è mai stata una società basata sul merito, ma piuttosto sulle terga fortunate, sul clientelismo e sul potere dei soldi.
Altrimenti non si spiegherebbe nemmeno Salvini.
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Orso Grigio