DI ENNIO REMONDINO
Dalla redazione di REMOCONTRO –
‘Medihospes’, l’ente gestore dei centri italiani di Schengjin e Gjader, Albania. Personale in ritirata per assenza di migranti richiedenti asilo da ‘valutare’ o ‘assistere’, scegliere voi: sono loro, gli ‘operatori Medihospes’, i soli rimpatriati della vantata ‘Operazione Albania’. E al momento non sono previsti ricambi, che vuol dire che non sono attesi ’richiedenti asilo’ da ospitare ed esaminare, mentre, sorte comune ai migranti sgraditi, c’è l’incertezza del futuro. Cosa accadrà con i contratti dei lavoratori ‘Medihospes’? Perché scopre ‘altreconomia’, anche il contratto tra la prefettura di Roma e Medihospes è ancora «fantasma», a sei mesi dall’aggiudicazione.
Via vai tra navi ed aerei, speriamo con lo sconto
Già nei giorni scorsi alcuni operatori avevano ripreso l’aereo per l’Italia, informa il manifesto. Giovedì anche gli altri hanno iniziato a fare le valigie. Le informazioni trapelano attraverso diversi canali informali, mentre i dirigenti della cooperativa non hanno voluto rilasciare dichiarazioni in merito: sulle strutture detentive d’oltre Adriatico vige un «assoluto riserbo» in base agli accordi con le autorità. Il segreto di Pulcinella a nascondere un costoso e clamoroso inciampo governativo che da bandiera sventolata per il mondo diventa vergogna da nascondere. Della coop restano sette italiani. Partono gli operatori sociali, l’ente gestore mantiene solo direttore e amministrativi. Rimane solo chi garantisce l’assistenza sanitaria agli agenti e chi fa le pulizie», afferma l’eurodeputato tedesco di Volt Damian Boeselager dopo l’ispezione a Gjader
Mettiamo assieme i frammenti del pasticcio
La smobilitazione di Medihospes è uno dei tasselli da cui partire, suggerisce Giansandro Merli. La scorsa settimana gli agenti in trasferta, che a pieno regime dovrebbero essere 295, erano stati ridotti quasi di un quarto: da 220 a 170. «Nel centro avrebbero dovuto lavorare centinaia di forze di polizia italiana e circa 800 persone come traduttori, mediatori culturali, medici, psicologi e personale per i servizi», scrive Volt in un comunicato in cui afferma che gli agenti rimasti sono «meno di 100». I funzionari della ‘commissione territoriale per la protezione internazionale di Roma’ che erano stati incaricati delle interviste in Albania, intanto, sono stati messi a fare altro. Del resto dal centro di trattenimento di Gjader, dove dovrebbero essere esaminate le richieste d’asilo, sono transitate finora solo 18 persone, e all’orizzonte non se ne vedono altre.
Contromosse del governo per decreto
Dopo il secondo tentativo di trasferimenti fallito, è tornato a casa anche il personale sanitario dell’«Istituto Nazionale per la promozione della salute delle popolazioni Migranti ed il contrasto delle malattie della Povertà», (Inmp) presente nell’hotspot. Chi sa se la loro presenza, obbligatoria e al momento inutile, era stata messa in conto da tanti strateghi sul fronte migranti? La loro presenza è prevista quando arrivano i migranti e questo può essere comunicato anche pochi giorni prima. Dopo il nuovo flop dei trattenimenti, però, l’argomento Albania è stato messo da parte a livello di vertice governativo. Al momento vietato anche solo parlare di nuove trasferte.
“Trattoria Meloni” tra fallimento e mare molto mosso
«Ogni tanto qualche italiano viene ancora, ma non è più come prima», lamentano dalla trattoria di Shengjin intitolata a Giorgia Meloni. E tutto suggerisce che con l’arrivo dell’inverno il progetto Albania resterà congelato. La stagione fredda complica le cose ed era noto: gli sbarchi tendono a diminuire, il mare a peggiorare e i trasbordi su e giù per la nave Libra diventano costosamente più difficili. «Gli spazi dedicati alle operazioni di preselezione e all’accoglienza a bordo non sembrano adatti a operazioni in condizioni meteorologiche avverse o a basse temperature», dice un report dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni, che ha personale sul mezzo militare, per la missione di due settimane fa.
“I problemi principali, però, prima che logistici sono giuridici: se non cambia qualcosa dal punto di vista legale sul governo rischia di abbattersi la Corte dei conti, con possibili cause per danno erariale.”
“Emendamento Musk” anche in Italia
La prossima novità sarà la conversione in legge del decreto flussi in cui è stato inserito l’«emendamento Musk», a firma di Sara Kelany (nome potenzialmente Usa ma sorella d’Italia), per spostare le convalide dei trattenimenti dalle sezioni specializzate in immigrazione alle Corti d’appello. Poi il 4 dicembre la Cassazione sui ricorsi del ministero dell’Interno contro le prime ‘non convalide’ dei trattenimenti in Albania e su un rinvio dello stesso tribunale sui poteri di controllo della magistratura sulla lista dei «paesi sicuri» (prima della sentenza della Corte Ue). È su questo passaggio che dichiara di puntare il ministro Piantedosi: «Il modello è tracciato. Non faremo marcia indietro. Attendiamo la Cassazione davanti alla quale abbiamo impugnato i provvedimenti adottati dalla magistratura finora». Ma se il Viminale pensa davvero che quello sarà un punto di svolta perché oltre Adriatico c’è aria di smobilitazione? Avanti per tornare sempre indietro.
Governo contro le “sezioni specializzate”
Molti esperti della materia, però, dubitano che da quella sede possano venire notizie positive per l’esecutivo. L’esito più probabile sembra un nuovo rinvio in Lussemburgo. Davanti alla Corte di giustizia Ue pendono già diversi rinvii sul decreto-legge che trasforma la lista «paesi sicuri», ovvero la base legale dei trattenimenti in Albania dei richiedenti asilo, in norma primaria. Decreto legge confluito nel decreto flussi che lunedì arriverà alla Camera. Diffusi dubbi giuridici. I quesiti ai giudici europei sono partiti dai tribunali di Bologna, Palermo, Catania e Roma. Tutti chiedendo la procedura d’urgenza o, in subordine, accelerata. Ma parliamo comunque di tempi lunghi oltre ai risultati incerti.
“Le diverse domande di giudizio verosimilmente saranno accorpate in un solo procedimento. Ma non è ancora stabilito, però, quale sarà il tipo di procedura. Quella più rapida richiede tre mesi, la seconda sei/otto, quella ordinaria fino a due anni. È difficile dunque che la sentenza, dall’esito non scontato, arrivi prima della prossima primavera. A essere ottimisti.”
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