DI MARINO BARTOLETTI
Nell’estate di tre anni fa (non dunque nel Mesozooico) quando ancora giravano gli hastag #ioodioquestosinner o #vediamochescusatroverastavolta, accadde un piccolo miracolo (almeno per me che credevo non sarebbe mai accaduta una cosa del genere): proprio nel giorno del trionfo della Nazionale di Mancini ai Campionati Europei di calcio a Wembley, lì a un passo un italiano disputò la finale del torneo sull’erba più prestigioso al mondo. Matteo Berrettini, peraltro vincitore ai Queen’s, perse quella finale contro un Djokovic ancora (quasi) imbattibile. Ma quello, secondo me fu il giorno in cui si capi che il tennis italiano poteva entrare nel Giardino dei Sogni Proibiti. Matteo fece in tempo ad andare all’inferno (e tornare) e Jannik ci mise altri due anni a vincere le diffidenze di chi vedeva in lui l’eterno, giovane incompiuto. In Coppa Davis quell’anno venimmo sbattuti fuori senza gloria dalla Croazia nei quarti di finale.
Ora, dopo tre anni, “l’incompiuto” Sinner è saldamente il numero uno al mondo ed è diventato NORMALE che l’Italia vinca la Davis (anzi la domini) per la seconda volta consecutiva!
Un abbraccio ai nostri meravigliosi azzurri: anche a quelli come Bolelli e Vavassori a cui la devastante prepotenza dei compagni ha… proibito di giocare. Ma – scontato l’inchino a SMS (Sua Maestà Sinner) – mi piace mandare una carezza speciale a Matteo che lo scorso anno tifò per i compagni vittoriosi e li abbracciò con una lealtà pari alla tristezza. Ma che oggi, invece, sale con tutti i diritti sul Carro della Gloria.
E, con questa squadra (che si aggiunge alla meravigliosa Nazionale femminile) non è escluso che siamo solo all’inizio!
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Marino Bartoletti