DA REDAZIONE
Massimo Nava dalla redazione di REMOCONTRO –
Dubbi sulla guerra ucraina ultima versione Biden-Zelensky persino sul Corriere della sera. «François Hollande non è un testimone superfluo della guerra in Ucraina. L’ex presidente francese partecipò in prima persona, con Angela Merkel, ai negoziati di Minsk, ultimo tentativo di comporre la questione del Donbass e delle minoranze russofone per evitare il conflitto», la buona memoria di Massimo Nava. Come presto andrà a finire?
Trump tradotto da François Hollande
In un’intervista a Radio J, François Hollande, è stato lapidario: Trump «smetterà di aiutare» Kiev e poi, nell’ambito di una conferenza di pace, «darà a Putin tutte le terre che ha acquisito» dopo le incursioni russe, compresa la Crimea. «E poi dirà agli europei: sta a voi garantire la sicurezza dell’Ucraina e sta a voi aiutare l’Ucraina nella ricostruzione». Certo, una simile capitolazione sarebbe «insopportabile» per gli ucraini e una «umiliazione» per l’Europa, ma «quanto Trump dichiara con smodatezza, lo realizzerà in eccesso», ha avvertito Hollande.
Debito inestinguibile e Kiev pagherà pegno
Gli Stati Uniti sono di gran lunga il maggior fornitore di aiuti militari all’Ucraina, con quasi 570 miliardi di dollari, secondo l’Istituto di Kiel. Miliardi in gran parte a fondo perduto, se si calcola quante generazioni saranno necessarie all’Ucraina per parziali rimborsi. Il vicepresidente eletto J.D. Vance ha presentato un «piano di pace» che chiede all’Ucraina di cedere il Donbass e la Crimea alla Russia. L’appello per un compromesso territoriale sta risuonando anche in Europa, anche se pochi lo sostengono pubblicamente. Ma la conversazione telefonica del cancelliere tedesco Olaf Scholz con Vladimir Putin del 15 novembre, la prima da due anni a questa parte, ha risvegliato i timori degli ucraini.
Tutti lo sanno, nessuno lo dice
Molti dati lasciano prevedere che le cose andranno così, anche se si fa finta di credere che la resistenza dell’Ucraina possa essere ancora premiata. Il che non significa, come vedremo, che la Russia possa facilmente cantare vittoria, dopo mille giorni di embargo e perdite umane ed economiche enormi. I conti restano aperti per tutti – compresi americani ed europei – e in questo senso occorre constatare che tutti stanno perdendo questa guerra insensata.
Nuovi armenti, bugie a lunga gittata
L’autorizzazione che il presidente Biden ha dato a Kiev per colpire anche in territorio russo non sposterà la situazione sul campo. Lo stesso Zelensky è apparso prudente, nonostante la chiedesse da mesi. Le perdite umane e le distruzioni hanno fiaccato la resistenza. L’Ucraina soffre una crisi di motivazione che ha azzerato le file di volontari davanti ai centri di reclutamento. Come sottolinea il Washington Post, «l’incapacità di Zelensky di creare un consenso politico su una strategia di mobilitazione ha alimentato profonde divisioni nel parlamento ucraino e, più in generale, nella società ucraina».
Congelamento di posizioni
A parte l’irritazione di Mosca dopo la mossa di Biden, il risultato più probabile è un congelamento delle posizioni in attesa del 20 gennaio, giorno in cui Donald Trump si insedierà alla Casa Bianca. A quel punto si teme che Trump e Putin s’incontrino e risolvano la questione a modo loro, mettendo Kiev e la Ue davanti al fatto compiuto. Ovvero un cessate il fuoco e la cessione alla Russia dei territori occupati. In cambio, Kiev si dovrebbe accontentare di generiche promesse di aiuti alla ricostruzione e di progressi verso l’integrazione nella Ue. Le pretese di Mosca vanno ben oltre: neutralità permanente per l’Ucraina, ripristino del russo come lingua ufficiale e ripristino dei diritti del Patriarcato ortodosso di Mosca.
Fronte europeo troppo ‘Von der Nato’
La telefonata a Putin fatta dal cancelliere Scholz va interpretata come un segnale di cedimento del fronte europeo. Telefonata commentata dal Cremlino a proprio uso: «I possibili accordi devono tenere conto degli interessi della Federazione Russa nel campo della sicurezza, basarsi sulle nuove realtà territoriali e, soprattutto, eliminare le cause del conflitto». In pratica, Mosca ribadisce che l’espansione della Nato a Est è la causa principale della guerra, con tanti saluti alle aspirazioni di Ucraina, Moldavia e Georgia. Mosca vorrebbe imporre una nuova Yalta, consolidando la propria influenza a Est di Kiev, neutralizzando l’Ucraina e facendo passare il principio che uno Stato può essere amputato di un proprio territorio con mezzi militari.
Il precedente della provincia serba del Kosovo non aiuta.
Se il contesto internazionale dopo le elezioni americane sembra favorire le ambizioni di Putin, questo non significa che Mosca possa impunemente incassare una vittoria politica. Il costo dell’«operazione speciale» si sta rivelando catastrofico anche per la Russia.
Perdite umane e materiali enormi
Secondo stime raccolte dal settimanale Le Point, la Russia ha perso 700.000 soldati (uccisi, feriti, dispersi e catturati), con un numero di vittime giornaliere compreso tra 1.500 e 2.000. In Ucraina, un chilometro quadrato guadagnato dall’esercito russo ha il costo di 10,5 vittime. L’arrivo di 10.000 soldati nordcoreani dimostra le difficoltà di reclutamento della Russia. «Ci sono voluti mille giorni per conquistare 65.840 chilometri quadrati, un’area poco più grande della Lituania. In totale, dal febbraio 2022 la Russia ha messo le mani sul 10,82% del territorio ucraino. Questa cifra sale a quasi il 18% se si includono la Crimea e le parti annesse degli oblast di Donetsk e Luhansk».
La Russia scopre un esercito vecchio
Secondo il sito Oryx, le forze armate russe hanno perso 3.569 carri armati, di cui 2.502 sono stati distrutti; sono stati persi 5.008 veicoli da combattimento di fanteria. L’aviazione russa ha perso 132 aerei e 147 elicotteri. La flotta del Mar Nero ha perso una ventina di navi. Sebbene la società russa sia stata risparmiata dalla mobilitazione generale, anch’essa sta subendo i costi umani della guerra. La popolazione russa è destinata a diminuire nei prossimi anni, passando da 146 milioni a 142 milioni entro il 2030 e a 138 milioni entro il 2040. Quasi 100 mila veterani tornati dal fronte soffrono di disturbi da stress post-traumatico non trattati. I problemi di dipendenza (alcol, droghe, farmaci) aumentano la loro aggressività e pongono «rischi politici e sociali», secondo Sergei Kirienko, vice direttore dell’amministrazione presidenziale russa.
Il prezzo pagato dalla popolazione
Dal 24 febbraio 2022 la Russia ha speso 320 miliardi di dollari. L’inflazione è aumentata di oltre il 9% in un anno. Secondo un’inchiesta del servizio russo della Bbc , tra il 15 agosto e il 15 settembre sono state pubblicate 90 mila offerte di lavoro per posizioni nelle aziende della difesa e nel complesso militare-industriale. Il 2025 potrebbe essere l’anno dei negoziati per l’Ucraina, ma anche di grandi sconvolgimenti economici e politici per la Russia.
E mai fidarsi di Trump
La situazione economica potrebbe cambiare ancora il tavolo da gioco, al di là degli sviluppi diplomatici e militari. Non è affatto scontato che Donald Trump si accontenti di liquidare la faccenda ucraina e che voglia in qualche modo «premiare» Putin. Il presidente russo resta comunque il leader di un Paese ostile agli Stati Uniti, con interessi e strategie contrapposte e concorrenziali.
E la vecchiaia incombe
Certo è che i due settuagenari, almeno in questa fase, si stanno avvicinando. Putin si è congratulato per la vittoria elettorale e Trump gli ha telefonato il giorno stesso per parlare di Ucraina. «Putin e Trump sono destinati a incontrarsi, ed è l’inizio di una nuova era per il Cremlino, che vedrà la fine dell’isolamento imposto dagli alleati dell’Ucraina», ha detto Alexei Venediktov, ex direttore della radio indipendente Eco di Mosca, chiusa dalle autorità.
“Watergate” Putin-Trump
“Nel suo ultimo libro, War, il giornalista Bob Woodward, famoso per la sua inchiesta sullo scandalo Watergate, rivela che i due uomini hanno sempre mantenuto i contatti. Da quando ha lasciato la Casa Bianca nel 2020, Trump avrebbe avuto fino a sette conversazioni telefoniche con Putin.”
La strana coppia
Secondo un’inchiesta di Le Point, durante i vertici del G20 del 2017 e del 2019, Trump ha vietato ai suoi consiglieri di accompagnarlo quando incontrava Putin in privato. Nel 2017 ha persino sequestrato gli appunti del suo interprete. Resta un mistero il motivo per cui Trump tenga ad avere buoni rapporti con il Cremlino. A suo tempo, la commissione del procuratore speciale Robert Mueller, incaricata di indagare sull’attività di Mosca durante le elezioni presidenziali del 2016, aveva concluso che l’interferenza russa è stata «diffusa e sistematica». Si parla anche di legami finanziari. Alcuni oligarchi russi avrebbe contribuito al salvataggio di Trump dopo il fallimento di alcune aziende.
“Le Point ricostruisce la confessione fatta dal figlio del miliardario, Eric Trump, 40 anni, vicepresidente della Trump Organization, durante una partita di golf: «Non dipendiamo dalle banche americane perché abbiamo tutti i fondi di cui abbiamo bisogno in Russia». Una confidenza fatta nel 2014, anno dell’annessione della Crimea… Ma come dimenticare che anche Joe Biden, attraverso suo figlio, aveva interessi in Ucraina?”