DI GIANCARLO SELMI
Un livoroso Toninelli segue la scia di veleno del suo padrone Grillo, esultando per il ricorso al secondo voto richiesto da chi lo tiene al guinzaglio.
Ovvero il sopraelevato garante di se stesso.
Attraverso il ricorso a un mezzuccio, un tecnicismo consentito dallo statuto, credono di poter fermare l’esercizio della democrazia. Toninelli grida al complotto, alla cospirazione, seguendo le orme di suoi colleghi restituiti dalle maree dopo le tante “pesche a strascico” degli anni passati. Il livello, purtroppo, è molto basso, avvilentemente basso.
Si permette, dopo aver detto in una delle sue involontariamente comiche dirette, che “i seguaci di Conte hanno le pannocchie sugli occhi”, di trattare le persone che hanno espresso con il voto il loro giudizio, le loro opinioni, da imbecilli al servizio di qualcuno. Dimenticando il guinzaglio che lo orienta, in una sorta di generalizzazione che richiama il detto del “bue che chiama cornuto l’asino”.
Ma non ci faremo irretire, scoraggiare, né ci ritireremo dalla contesa (perché questo, e lo dico con tristezza, è diventata la cosa). Anzi. Ritorneremo a votare con la stessa determinazione e saremo ancora di più. Perché la strada è tracciata e l’abbiamo tracciata noi stessi, la maggioranza del popolo pentastellato. Non si illudano, “quando il gioco diventa duro, i duri entrano in gioco” (cit).
Ne usciranno ancora peggio e, questa volta, non potranno giustificare le loro recriminazioni, con altre mancanze di rispetto.
.
Giancarlo Selmi