DI MARIO PIAZZA
Per molti decenni, diciamo i nati dal 1910 al 1980, il maschio italiano ha messo l’automobile in cima alla propria lista dei desideri. Ovviamente c’erano delle eccezioni ma erano ampiamente compensate da una minoranza di donne che nutrivano la stessa passione.
Le automobili non solo rappresentavano la libertà e il progresso tecnologico ma erano anche bellissime, ognuna con la propria personalità. Chi non ha sognato l’opulenza di una Lancia Thema, la grinta di una Porsche, l’esotismo di una Jaguar o anche solo la funzionalità di una Fiat 1100?
Tutto finito. Le auto ora non solo sono difficili da distinguere l’una dall’altra e non solo la magia del motore a scoppio ha ceduto il campo alla tecnologia dei tablet e degli elettrodomestici, furoreggia anche una campagna di criminalizzazione tutta incentrata sulla insostenibilità del traffico urbano e sulla mattanza degli incidenti stradali.
E ci lamentiamo se la Fiat chiude gli stabilimenti o se la Volkswagen si trasferisce in Asia? E’ finita un’epoca, è finito un sogno senza che a nessuno sia venuto in mente di sostituirlo con qualcos’altro. A noi dinosauri puzzolenti di benzina rimangono da fare soltanto 3 cose:
1. Ringraziare il padreterno per averci fatto vivere prima che ciò accadesse.
2. Tenerci stretti i vecchi catorci che ancora ricordano quel passato glorioso.
3. Goderci la pensione mentre un intero sistema economico fondato sull’automobile va in pezzi.
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Mario Piazza