DI CLAUDIA SABA
“Manipolare: volgere in senso favorevole a se stessi mediante imbrogli e intrighi allo scopo di ottenere vantaggi personali; manovrare abilmente, presentare la verità, i fatti, le notizie in modo conforme ai propri interessi, ordire, macchinare”.
Questo è ciò che fa abitualmente un manipolatore, una personalità narcisistica che non riconosce il proprio disturbo.
Quando il manipolatore è genitore i figli si ritroveranno da adulti con molteplici conseguenze. La loro autostima sarà messa a dura prova, si interrogheranno su se stessi, si colpevolizzeranno e faticheranno a prendere coscienza del fatto che il problema risiede esclusivamente nel proprio genitore.
Possono passare anni prima che un figlio riesca ad accorgersi di una tale patologia. Questo perché il genitore manipolatore instillerà in lui il senso di colpa come riflesso incondizionato.
La figura materna verrà totalmente sovrastata da quella paterna, la famiglia diventa ambiente disfunzionale (caotico, disgregolato, violento, intrusivo, ambiguo, anaffettivo) ed il bambino cresce e sperimenta un clima di costante terrore. Creerà una corazza per sopravvivere come può, trasformando il suo dolore in rabbia e successivamente in odio.
È estremamente difficile per un figlio accettare di non essere amato dal proprio genitore, colui che dovrebbe donare amore in modo incondizionato. Di conseguenza cercherà spesso una riconciliazione sperando sempre in un suo cambiamento. Ma nulla farà cambiare il genitore manipolatore che cercherà di convincere il figlio del suo cambiamento ma sarà solo un modo per ristabilire su di lui il controllo.
I sintomi dei bambini manipolati da un genitore manipolatore/narcisista, sono molteplici. Difficoltà a fidarsi degli altri; isolamento; depressione, ansia, bassa autostima, rabbia, aggressività, ipervigilanza, auto sabotaggio, rigidità, difficoltà nella definizione dei limiti, perfezionismo, tendenza a compiacere eccessivamente gli altri, reattività emotiva, uso di sostanze, dissociazione, autolesionismo, diminuita percezione del rischio.
Per guarire, i figli dovranno affrontare l’ombra del padre e guardarlo nella propria interezza, negatività comprese.
Per una figlia potrà essere un’occasione importante per recuperare il proprio senso di sé, uscire da certe dinamiche negative, come quella di cercare costantemente l’approvazione degli altri e passare dalla dipendenza paterna a quella di un compagno. E’ questo il grosso rischio in cui, crescendo, può incorrere con un padre che svaluta il femminile.
Ciò che accomuna tutti i figli di un genitore manipolatore-narcisista, è la tristezza della solitudine.
Questi figli infatti non potranno mai allearsi con il genitore sano. Se un genitore è narcisista-manipolatore, l’altro ne è succube. Anche quando il genitore succube possiede qualità che potrebbero garantire ai figli una crescita emotivamente normale, il partner manipolatore/narcisista le sottrae lucidità ed energia per occuparsi con attenzione dei figli.
Il padre narcisista riesce in questo intento manipolando, mistificando, sottoponendo la moglie a campagne diffamatorie e svalutandola continuamente davanti ai figli. Così facendo insegnerà, soprattutto al figlio maschio, che svalutare e minimizzare i meriti della madre, della sorella e poi di tutte le donne che conoscerà nella sua vita è normale.
La manipolazione di questi padri danneggia più i figli maschi che le figlie: questo perché vede nel bambino e nel giovane uomo un’estensione di sé, piuttosto che una persona indipendente, con le sue specificità, sogni e desideri da realizzare.
In questo scenario familiare tanto arido, i figli accumulano rabbia che possono agire apertamente o in maniera passivo-aggressiva.
Il processo di identificazione col paterno è sempre difficile: non è raro che i figli maschi di questi padri possano manifestare difficoltà nel percorso che li porterà a definire l’identità di genere.
Nei casi più gravi crescere con un genitore manipolatore/narcisista può significare, per i figli, sviluppare i seguenti tipi di personalità:
- Personalità post-traumatiche. (Che si manifesta in seguito a traumi precoci, di natura interpersonale come ad esempio abuso fisico, sessuale o psicologico, maltrattamenti ripetuti, violenze cumulative o grave trascuratezza ad opera di una figura di accudimento).
- Personalità dipendenti: caratterizzate da grande insicurezza, bassa autostima, fortissime paure abbandoniche che impediscono di realizzare sé stessi e la propria individualità.
- Personalità contro-dipendenti: generalmente negando i loro stessi bisogni emotivi ed affettivi, vissuti come fragilità di cui vergognarsi.
- Personalità borderline: caratterizzata da instabilità emotiva, alterazioni profonde dell’umore, impulsività, sentimenti di abbandono (spesso associati ad una incapacità a restare soli e all’estremo bisogno di avere una persona accanto), rapide idealizzazioni e svalutazioni del partner, comportamenti autolesivi, minacce e tentativi di suicidio.
Il genitore manipolatore-narcisista, come è facile immaginare, non si ritiene mai responsabile degli eventuali disturbi psichici manifestati dai figli. E non accetterà mai l’idea di una correlazione con le potenti svalutazioni a cui li ha sempre esposti.
Per guarire occorre innanzitutto accettare che i traumi subiti non cambieranno ma possiamo cambiare noi in prospettiva di essi. Da adulti, responsabili delle nostre azioni, possiamo darci ciò che ci manca, affrontare i nostri sensi di colpa, accettare e superare. Parlare con un terapeuta o un consulente può aiutare a sviluppare strategie di gestione efficaci per le relazioni future.
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Claudia Saba