DI ALFREDO FACCHINI
Il “DDL sicurezza” che ha ottenuto il via libera della Camera dei Deputati e ora al vaglio del Senato non smette di riservare sorprese.
L’ultima è fra le più allarmanti.
Si tratta dell’art.31 del disegno di legge, attraverso cui vengono ampliati i poteri dei membri dell’intelligence.
In soldoni autorizzerebbe gli 007 di DIS, AISE e AISI non solo a infiltrarsi in organizzazioni criminali e terroristiche, ma addirittura a dirigerle.
Di fatto ammettendo condotte di reato quali associazione sovversiva, terrorismo interno e banda armata.
Consentendo infatti la «tutela processuale» per gli 007 «attraverso l’utilizzo di identità di copertura negli atti dei procedimenti penali e nelle deposizioni».
Scrive il sottosegretario Alfredo Mantovano, delegato ai Servizi: «Alcune informazioni di rilevanza operativa e destinate a una ristretta cerchia di persone sono acquisibili solo da chi, in qualità di partecipe al sodalizio, riesce a guadagnare la fiducia dei sodali e dei promotori progredendo nel ruolo, sino a rivestire incarichi di tipo direttivo e organizzativo all’interno della consorteria eversivo-terroristica oggetto dell’attività».
La norma contenuta nell’art.31 obbliga inoltre enti pubblici, università, aziende statali e concessionarie di servizi pubblici a un ruolo di collaborazione e assistenza verso i Servizi segreti.
Ciò significa che gli enti pubblici – comprese le Procure della Repubblica – potrebbero essere obbligati a fornire informazioni, anche riservate, ai Servizi, in deroga alle normative sulla privacy. Le informazioni potrebbero riguardare qualsiasi dato ritenuto rilevante per la “sicurezza nazionale”.
Per i più critici l’articolo.31 trasformerebbe la pubblica amministrazione in una sorta di gigantesca Ovra, la polizia politica dell’Italia fascista.
Insomma la trama che si configura, se questo obbrobrio giuridico diventasse legge, ci riporterebbe dritti dritti agli Anni della Strategia della tensione, quando l’Ufficio Affari Riservati (UAR) del Viminale diretto da Federico Umberto D’Amato, il Sid del generale Maletti e l’Anello, condussero campagne di disinformazione, depistaggi, provocazioni, complicità con l’eversione neofascista, fino al ruolo di mandanti e finanziatori di stragi, su tutte quella della Stazione di Bologna.
Teniamo gli occhi aperti. Questi un mattone alla volta stanno mettendo in piedi uno Stato di polizia in piena regola, a loro uso e consumo, per criminalizzare il dissenso e in caso di necessità per destabilizzare il Paese, per poi reclamare le maniere forti.
Un film già visto.
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Alfredo Facchini