DI GIANCARLO SELMI
Tommaso Cerno non smette di sorprendere.
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Dopo essere stato gravemente fulminato su qualche via non necessariamente di Damasco, con una conversione che lo ha portato dal PD a essere il direttore di un quotidiano di destra-destra, ha dichiarato anche lui il suo viscerale amore per Grillo, compagnia e per il Movimento delle origini.
Cosa assai strana per uno che dell’odio verso Grillo, grillini e “scappati di casa” aveva fatto una sorta di religione. E per difendere il suo nuovo idolo Grillo, attaccando Conte, la Costituente e tutta la comunità del Movimento, ha usato un metodo caro ai pennivendoli di destra: quello del richiamo al “complotto”. Mettendo in dubbio la liceità del risultato del voto di Nova.
Niente di nuovo, insomma. Il complotto è l’argomento preferito di chi non ha argomenti, lo capiamo perfettamente. Ciò che fa ridere sono le cose dette da Cerno e portate a supporto della ipotesi. “Crimi ha passato tutto il giorno al PC e Fico gli ha chiesto a un certo punto come stessero le cose, ottenendo la rassicurazione che l’obiettivo era pressoché raggiunto”. E poi una presunta ulteriore conferma della ipotesi investigativa dello “Sherlock Holmes de noantri”, avuta direttamente da Conte che ammetteva (in pubblico, ahinoi), che “alcuni votanti avevano avuto difficoltà nelle operazioni di voto”.
Ora, che questo possa essere argomento di conversazione fra utenti di un bar, dopo l’ingerimento di qualche grappa, ci sta, ma che lo dica, in televisione, un direttore di un giornale lascia interdetti. È evidente, qualora fosse vero, che Crimi controllava il crescendo dei numeri dei votanti per il raggiungimento del quorum e che la domanda di Fico fosse rivolta a questo. Così quanto fosse evidente il riferimento di Conte a reali difficoltà di qualcuno, nell’espletamento della procedura di voto. Perfino Cerno lo avrebbe capito se avesse fatto un giro nella rete, nei commenti sotto i post dei vari sostenitori di Conte.
Quindi, il richiamo al “complotto” e alla “cospirazione” di questo Sallusti che non ce l’ha ancora fatta ma ce la farà, è destituito di ogni fondamento. Resta però la constatazione dell’ingrossarsi della rete degli amici di Grillo, che copre ormai la quasi totalità degli pseudo opinionisti e pennivendoli. E questo fa molto riflettere. Così quanto faccia riflettere, ma non è una novità, il livello underground (s’intende sottosuolo) dei giornalisti italiani e la disperante ricerca di argomenti utili per attaccare Giuseppe Conte.
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Giancarlo Selmi