DI MARIO PIAZZA
“Perché?” è una parola magica che dovremmo usare più spesso, una domanda semplicissima che rivela se chi ci sta parlando è in buona fede e meritevole di attenzione o se invece è un ciarlatano o peggio un pappagallo che ripete concetti altrui senza averne alcuna contezza.
Da mesi assistiamo a sfilate di gaglioffi televisivi che sciorinano teorie senza senso, quelli che se non fermiamo Putin adesso invaderà l’Europa fino a Lisbona, quelli che il lager albanese è un deterrente che arginerà l’immigrazione e altre minchiatelle del genere senza capo nè coda.
Purtroppo capita raramente che il conduttore strangolato dai tempi televisivi riesca a porre una domanda tanto semplice, ma quando accade c’è sempre un breve momento di difficoltà dipinto sulla faccia del gaglioffo di turno, quell’espressione smarrita, vacua e un po’ disperata che abbiamo noi tutti quando davanti al bancomat ci siamo scordati il pin.
Dovremmo imparare tutti a riconoscere quell’espressione con un colpo d’occhio e dovremmo anche cercare di usare più spesso quella parola magica nelle nostre discussioni private, risparmieremmo un sacco di tempo e di energie abbandonando immediatamente l’ascolto o la conversazione.
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Mario Piazza