DI GIANCARLO SELMI
Sto vedendo, reprimendo conati di vomito, Propaganda Live e quello che ha dedicato il vignettista barbuto del Foglio e il conduttore, a Nova, alla contestazione di quattro gatti del primo giorno (sembrava un esercito di centinaia di persone, in realtà erano 12), alla presunta guerra fra Grillo e Giuseppe Conte. Con tanto di cartone animato fatto dal barbuto vignettista che, visto il livello, ha sterminato per le risate comunità di polli e bimbi della primaria. Solo loro. Il racconto, travestito da satira, è rivoltantemente di parte, pregiudiziale, spinge lo spettatore verso il giudizio degli autori, chiaramente preventivo. Nessun approfondimento, un approccio tendente a ridicolizzare le persone intervenute alla Costituente, come se si trattasse di una massa di imbecilli. Neppure ai raduni della Lega di Pontida si è dedicato tanto disprezzo
E poi un lungo capitolo dedicato a Conte. “La Conteide”, vi lascio immaginare. La satira non s’ingabbia, non si compra perché, se satira, non si mette in vendita. La satira colpisce il potere, non è unidirezionale, non può essere delimitata da linee editoriali, linee politiche o padroni. La satira è pura verità. La satira è indipendente, altrimenti non è satira. Che fortuna essere vissuti ai tempi di “Cuore”, dei vari Vauro Vincino e altri che dileggiavano i potenti e non quelli che il potere non lo avevano. Ricordo i titoli di Cuore: “hanno la faccia come il culo” con il numero della puntata, come una serie televisiva, e tutti rivolti a Craxi, Forlani e compagnia.
Oggi, nel calderone in cui è scivolato tutto, nell’apoteosi del basso livello che tutto avvolge, abbiamo tal Diego Bianchi e Makkox (o come diavolo si chiama) che si appropriano indegnamente della definizione satira e la trasformano in marchetta, Anzi in propaganda (live), ben pagata e senza rischi. Dove il destinatario delle loro “satiriche” ricostruzioni, tutto è meno il potere ed è invece il nemico di turno del loro padrone e degli interessi che rappresenta.
Una pseudo “satira” che sconfigge, altera, distrugge il concetto originario della vera, si sostituisce a essa usurpandone il nome e si vende all’editore, aderisce ad una linea editoriale, si ammanta dentro la menzogna, e si dirige verso i soliti noti. Una prosecuzione, con il sorriso sulla bocca, della prostituzione giornalistica, prona al potere ed organica ai disegni di normalizzazione. Con l’inserimento, tanto per fare qualcosa di sinistra, di un poco di politically correct e di diritti civili.
Bisognava colpire Conte. Questi gli ordini, e i servitori capeggiati da Bianchi si sono fatti trovare pronti per eseguire. Fra le risate scomposte dei vari lecchini presenti nello studio. Gli unici a cui questa satira fa ridere, perché, a parte loro, non fa ridere né sorridere nessuno. Il tutto con una finta aura di sinistra. Però Draghi non si toccava e non si doveva toccare neppure di striscio. Adesso gigioneggiano con la Meloni e con la sua compagnia di giro, dimenticando, evidentemente, che un buon contributo al suo successo lo hanno dato anche loro.
Che pena. Prima. Ma dopo stasera, che schifo
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Giancarlo Selmi